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RÊVERIE |
I giardini di Adone: Music for art exhibitions |
Downbridge Publishing |
2024 |
ITA |
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E’ stato davvero piacevole per me ritrovare i Rêverie a tre anni dalla pubblicazione di “Orpheus”, un album affascinante in cui musica e poesia si fondono naturalmente. Dell’antica formazione non rimane che Valerio Vado, polistrumentista (chitarre, mandolino, tastiere, effetti e percussioni) e compositore delle 13 tracce che vi accoglieranno nell’esperienza di ascolto di questa quinta opera in studio. In realtà non si tratta di semplice ascolto ma di una autentica suggestione sinestesica in cui immagini e musica convergono nella creazione di nuovi mondi in cui immergersi e lasciarsi andare. La musica di Valerio infatti ha alimentato la fantasia di Mariangela Zabatino (che da sempre accompagna i Rêverie con le sue creazioni) mentre dipingeva o lavorava la ceramica mettendo letteralmente in dialogo forme d’arte diverse ma complementari. Le opere, che sono state esposte in varie gallerie d’arte col supporto della musica, si ispirano al mito di Adone. I “giardini di Adone” nell’antica Grecia erano cestini e recipienti di terra dove venivano fatte crescere piantine al caldo sole dell’estate che le bruciava quando erano ancora tenere, a simboleggiare l’effimera bellezza del giovane amato da Afrodite. Alla stessa maniera la musica è eterea e talvolta inafferrabile, si basa su idee melodiche limpide, dalla struttura indefinita, grazie anche all’assenza di una esplicita guida ritmica. Ci sembra così di perdere i propri passi nel fitto di un bosco dove il sole filtra attraverso le foglie con una pioggia intermittente di luce, ritrovandosi a vagare di traccia in traccia attraverso le varie tematiche del mito, di suono in suono, di sensazione in sensazione, di riflesso in riflesso. La chitarra, essenzialmente acustica e spesso arpeggiata con leggiadria, è un ingrediente centrale ed è in grado da sola di creare scenari inediti. Riluce splendidamente nella title track, “I giardini di Adone”, che possiede la pacatezza ed i modi gentili della musica antica ma ovunque sa rendersi protagonista discreta ed affabile. A volte troviamo particolari contaminazioni elettroniche, come in “Terrae semen”, oscura e mistica, dalle sonorità dilatate in cui il disegno melodico si disperde in tanti riverberi, o come in “Nexus rerum” con colori d’organo e loop sonori stranianti o come anche in “Aprés le voyage”, forse la più audace in questo senso, con riferimenti più tangibili a Wim Mertens o a Mike Oldfield. Le tracce centrali sono unite dal tema della danza e troviamo in particolare la “Danza delle Oreadi”, le ninfe delle alture, quella delle Naiadi, le ninfe dell’acqua, quella delle Esperidi, custodi di un giardino ove crescono magici frutti dorati ed infine una enigmatica “Danza del Labirinto”. Questi brani conservano in generale un’idea di circolarità, con suoni fluttuanti che sembrano a volte quelli della lira e offrono una piacevole sensazione di sospensione spazio-temporale. Gli episodi, tutti piuttosto brevi, possiedono in un modo o nell’altro un carattere meditativo ed immersivo, a volte con spunti New Age e parcellari aperture sinfoniche, culminando con la conclusiva “Gaia - Il respiro del mondo”, traccia in cui defluiscono naturalmente tutte le percezioni accumulate durante questo viaggio. Musica per immagini ed immagini per la musica in un’unica sensazione.
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Jessica Attene
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