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VESILINJA |
Merkurius |
Savusauna |
2024 |
FIN |
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Vi avevamo segnalato i Vesilinja in occasione del loro omonimo esordio del 2021 e per la bella conferma rappresentata da “Myrskyn keskellä”, una piccola gemma a base di prog sinfonico dalle sonorità vintage risalente ormai a un paio di anni fa. Questo terzo lavoro conferma lo stile che aveva già apprezzato con arrangiamenti che diventano ancora più fioriti. Alla già ampia strumentazione a disposizione del tastierista Niko Saarinen, che comprende il Moog, l’organo Hammond, il Rhodes e la Korg string machine, si viene ad aggiungere in particolare il Mellotron. Il sound si fa più orchestrale, le idee sembrano meglio messe a fuoco e quanto già avevamo notato di buono viene portato a maturazione. Inoltre è stata inserita una bellissima suite, quella che dà il titolo all’album, che nella versione in vinile occupa tutto il lato B, che ci permette di saggiare le capacità della band in contesti di più ampio respiro. La line-up viene confermata quasi per intero e l’unico avvicendamento riguarda il basso che ora è suonato da Artturi Sipilä. La Sezione ritmica è completata da Jussi Portaanpää alla batteria mentre il ruolo di cantante solista viene condiviso dai rimanenti quattro musicisti e cioè Aake Salmi (chitarre, flauti e drum synth), Antti Tuominen (chitarre, piano e mandolino) e Topias Ahola (clarinetto, sax alto e soprano). Molti dei temi del disco riguardano la caducità della vita ed il rapporto fra ciò che è perituro e ciò che è infinito e tutto ciò e ben espresso dalla copertina, molto semplice ma allo stesso tempo comunicativa. Il lato A del vinile (ma esiste anche la versione su CD) è occupato da 5 tracce che oscillano dai 2 minuti di “Pimeys astuu syrjään” (l’oscurità si fa da parte), che funziona da breve intero all’intero album con i suoi intrecci a cavallo fra Gentle Giant e PFM, ed i 7 minuti di “Haaste jumalille” (una sfida agli dei), più cantautoriale, con aperture sinfoniche molto delicate, impreziosite da flebili orchestrazioni e splendidi interventi della chitarra acustica, del flauto e del Moog. Quando il cantato prevale, come accade in “Illalla” (alla sera), gli arrangiamenti si semplificano un po’ per lasciare spazio alle parole per poi rinvigorirsi nei rigogliosi momenti strumentali. Riesco a cogliere in questi casi similitudini con i connazionali Viima o con i Kosmos anche se nel caso dei Vesilinja il canto non rappresenta in termini assoluti un punto di forza. Come anticipato, la parte più interessante è rappresentata dai 22 minuti di “Merkurius” con il suo hard prog ruvido dalle intriganti sfumature jazz e cameristiche. Il brano è attraversato da melodie suggestive, costruite con una gamma strumentale ampia e dalle sfumature delicate attraverso cui prende vita un vero e proprio racconto sonoro. Scorgiamo ovunque riferimenti ai grandi classici del passato che vanno dai Genesis ai King Crimson, con qualche sfumatura che ci porta al Prog italiano, come anche qualche suggestione verso i locali Wigwam, Haikara e Tasavallan Presidentti. Il cantato monocorde viene diluito nell’arco del brano in modo tale da non creare una eccessiva sensazione di stanchezza. Forse un limite nell’ascolto di questo album è dato proprio dal non poter comprendere il significato dei testi in finlandese. Sicuramente capire le parole aiuterebbe ad immedesimarsi meglio nel mood dell’opera e, prese per quello che sono, deprivate del loro significato, le parti vocali non rappresentano sicuramente un punto di forza. Se avete amato i precedenti lavori questo nuovo “Merkurius” non vi deluderà, nella sua spontaneità, nel suo guardare con avidità al passato glorioso del nostro genere senza falsi pudori, con i suoi bellissimi momenti strumentali che sapranno affascinare il nostro palato di appassionati esigenti e nostalgici.
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Jessica Attene
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