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THE WEEVER SANDS Moonfish. Songs of love and water Trommelfell Records 2024 GER

Se nel precedente album la curiosa creatura di Jens-Peter Gaul narrava le avventure di un uccello, stavolta mette in musica le vicende di un pesce. Un pesce luna, per l’esattezza, capace di mantenere il livello endotermico del proprio corpo. Come al solito, viene da chiedersi quale sia il ruolo di Jens-Peter, che probabilmente si occupa di composizioni prima al computer (è solo una supposizione, sia chiaro) e poi alle tastiere, riproducendo con i sintetizzatori vari suoni ed orchestrazioni. Tre pezzi, che seguono il “pinneggiare” di questo pesce nell’arco di una giornata. “Oh, I Said, And Turned Vanilla (River I)” è una sorta di mantra dalla durata di otto minuti, un trip continuo in cui il ritmo viene variato dall’intervento chitarristico di Armin Rave, che già si era distinto nella precedente pubblicazione. “Moonfish (Opah)” dura addirittura ventotto minuti e mezzo; sono tutti abbastanza concordi nel dire che il riferimento più ovvio sembra essere il Michael Oldfield degli anni ’80. Una composizione che diventa interessante intorno ai dieci minuti. Certo, questo scorrazzare avvolti nel liquido blu è ipnotico e sembra davvero di essere in un grande acquario, con suoni e versi che compaiono all’improvviso, risultando sempre organici alla composizione. Da segnalare, inoltre, la presenza di due figure legate proprio ad Oldfield: il fratello Terry al bansuri (flauto indiano di bambù) e poi Les Penning al flauto dolce, presente sullo storico “Ommadawn” (1975). Di sicuro, il crescendo del brano si lascia ascoltare piacevolmente e mette di buon umore, soprattutto dopo che viene superato il quarto d’ora e la componente prog-folk prende il sopravvento con i veloci e scherzosi passaggi all’organo.
“Oh, I Said, And Blushed Like An Idiot (River II)”, quasi nove minuti, chiude l’album e – come può essere facile intuire – somiglia molto al pezzo omonimo d’apertura, risultando se possibile ancora più ossessivo e prendendo una piega più interessante al sesto minuto. Alla fine, tra ambient e minimalismo, Jean-Peter riesce ad essere sempre positivo e sicuramente il suo approccio può essere definito progressivo, con una sua originalità.


 

Michele Merenda

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