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WILSON PROJECT Atto primo Ma.Ra.Cash Records 2025 ITA

Con “Atto primo” i Wilson Project hanno decisamente alzato l’asticella. Se l’esordio del 2022 intitolato “Il viaggio da farsi” mostrava una band promettente con buoni risultati e buone idee da mettere un po’ più a fuoco, il secondo lavoro evidenzia un deciso salto di qualità. Anche il concept di base è ambizioso: una sorta di omaggio alla musica lirica, con composizioni dedicate a famose opere, a importanti compositori, o, ancora, a vere e proprie correnti. A parte questo tipo di tributo, di lirica, nell’album, non ne troviamo, ma siamo di fronte ad un rock progressivo che avvicina passato, presente e tradizione italiana. La formazione è la stessa del debutto, con Annalisa Ghiazza alla voce a all’aerophone, Andrea Protopapa alle tastiere, Stefano Repetti al basso e Mattia Pastorino alla batteria.
La “Ouverture” maestosa di tre minuti posta in apertura ci porta subito verso un prog sinfonico brillante che si ripeterà poi nell’intero disco per un risultato compatto ed una rimarchevole omogeneità. Ci troviamo così al cospetto di sei composizioni di ampia durata, dall’andamento solitamente drammatico e teatrale, che permettono ai musicisti di mostrare il loro talento. Le lunghe “Ragnarok” e “Duat” sono emblematiche in tal senso, ma risulterebbe inutile descriverle tutte, perché la bravura dei Wilson Project sta nel creare brani credibili che iniziano in un modo e, dopo una serie di molteplici variazioni, tendono a finire in maniera completamente diversa. Nell’agire in questo modo, la band non risulta mai confusionaria, anzi, riesce ad articolare la propria musica in maniera tale che ogni movimento sonoro, ogni stacco, ogni scelta ritmica, ogni passaggio solistico, ogni melodia riescano pienamente a rendersi funzionali al brano eseguito. Anche con queste peculiarità e con i continui mutamenti, si denota sempre un filo logico ed una linearità durante l’ascolto e il merito va inquadrato nell’ottima prova dei musicisti. La sezione ritmica si fa valere ed apprezzare riuscendo a districarsi perfettamente nei tessuti complessi proposti, tra tempi composti ed un groove che cattura immediatamente. La cantante è un valore aggiunto, grazie ad una voce esuberante e distintiva e alla sua capacità di passare da linee melodiche abbastanza dirette ad altre più particolari, fino a lanciarsi in vocalizzi che toccano acuti molto alti. Oltre alle parti vocali, dona ulteriore ricchezza timbrica grazie all’uso dell’aerophone, strumento a fiato digitale che permette di riprodurre suoni variegati e un po’ distorti di sax e flauto, ma in grado di sintetizzare anche gli archi. Le tastiere fanno il resto andando spesso in primo piano e spingendo i Wilson Project verso i territori più classicheggianti, tra sonorità e riff altisonanti e fughe solistiche da applausi. I riferimenti vanno dai Genesis alle Orme, da Emerson, Lake & Palmer alla PFM e, in alcuni frangenti, notiamo qualche somiglianza con quanto fatto in tempi più recenti dai bravissimi connazionali Unreal City.
È sempre un piacere vedere giovani che con buoni risultati si approcciano al mondo del prog e grazie a “Atto primo”, disco da ascoltare ripetutamente e con attenzione, possiamo dire che i Wilson Project si inseriscono prepotentemente tra i migliori esponenti di rock sinfonico della nostra penisola degli ultimi anni.

 

Peppe Di Spirito

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