La famiglia Poles si riduce (almeno dal punto di vista musicale.... altro, non so) e quel che viene fuori è un album in cui lo stile Barrock è riconoscibile solo a tratti e in cui le tastiere di Valter giocano un ruolo preponderante e quasi invadente. Le parti cantate sono ridotte veramente al minimo, così come i pezzi di ispirazione medievale-operistica che caratterizzavano gran parte della passata produzione dell'ensemble friulano (di cui molti ancora considerano i due iniziali demo-tapes l'espressione più alta). "La strega" è quasi un album di musica sinfo-elettronica che, preso in questo senso, può comunque riservare bei momenti all'ascoltatore, dato che l'ispirazione è sempre presente nei 9 veloci e agili brani in cui è suddiviso questo breve (37 minuti) CD. Il picco è sicuramente rappresentato dai 10 e passa minuti de "La mutazione", un brano che, se pur non ci riporta più di tanto ai vecchi Barrock, risente positivamente della presenza di una band al completo, cosa non vera per gli altri 8, come detto, spesso caratterizzati da duetti tastiere/chitarra, con quest'ultima relegata comunque a un ruolo nettamente di secondo piano. Non si può parlare di un album delusione comunque, anche se forse era lecito aspettarsi qualcosa di più.