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BIGELF Hex EastWest 2003 USA

Torna a colpire il quartetto elfico capitanato dall’istrionico Damon Fox, forte di un bel contratto per una major. Questo terzo album sembra avere in apparenza una scorza più dura, enfatizzando l’aspetto tenebroso e pesante della band. Lo stile rimane vincolato allo hard rock dei meravigliosi anni Settanta con suoni vintage e preziose citazioni dai grandi del passato ma l’impatto è decisamente più oscuro e granitico. La traccia di apertura appare subito pesante ed aggressiva, con chitarre distorte e riff decisamente sovraccarichi. Ma ammettiamolo: l’elemento più affascinante della band è dato dal raggiungimento di un equilibrio labile fra distorsione e melodia, sinfonia e cacofonia, un sapore celestiale a metà strada fra il miele e l’assenzio, un incrocio tra i Black Sabbath ed i Beatles che hanno rubato le tastiere agli EL&P. Questa strana e magnetica armonia viene a tratti raggiunta nel corso dell’album, con momenti in cui prende il sopravvento ora il lato oscuro ora quello solare della band. Bisogna però precisare che purtroppo sono un po' deficitarie le scorribande tastieristiche che erano solite irrompere, nei precedenti lavori, con la potenza di una colata lavica. I brani sono tutti abbastanza diretti, sia che si tratti di ballads come "Bats in the Belfry II" o l'ironica "Rock & Roll Contract" dalle armonie alla Lennon o alla Bowie, sia invece che si tratti di canzoni più movimentate come "Falling Bomb" o "Carry the Load". Forse il gruppo ha perso con questa prova parte del suo fascino, scendendo a compromessi di mercato che spero gli varranno almeno un po' di contanti, come auspicato dal titolo dell'ultima traccia, indicata semplicemente col simbolo del verdone ("$").

 

Jessica Attene

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