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DORACOR Evanescenze Mellow Records 2005 ITA

Il quinto album di Doracor giunge a quattro anni di distanza da "Transizione", album che ha fatto guadagnare all'amico Corrado una buona considerazione nel popolo del Prog sinfonico. Era difficile ripetersi a livelli altrettanto buoni ed in effetti questo "Evanescenze" soffre un po' il confronto con l'illustre predecessore, pur non sfigurando troppo, in definitiva. Lo stile musicale è sempre quello ed i connotati ormai definiti della musica di Doracor sono di nuovo messi in campo ottimamente, col solito problemino della batteria di cui non amo molto il suono. La struttura del disco è ancora imperniata sulla lunga suite o, se volete, su brani brevi legati l'un l'altro; in tutto si parla di 18 titoli, buona parte dei quali strumentali, ma in pratica è solamente uno. Viene dato ampio spazio allo sviluppo di linee melodiche ed atmosfere ariose più che ai giochi funambolici delle tastiere di Corrado, usate prevalentemente al servizio del gruppo ed ottimamente affiancate dai riff liquidi e armoniosi delle chitarra soliste (pare siano presenti 5 chitarristi nel gruppo!). Il cantato di Milton Damia è presente solo su 7 titoli dei 18 totali; non si tratta certo di una presenza ingombrante ma, anche per questo, oltre che per la sua gradevole timbrica, è ancora più apprezzabile nei suoi efficaci interventi, mai eccessivi ed invadenti. Tornando alla musica, a volte certi suoni di tastiera sono un po' troppo secchi e sintetici, bisogna dire; le tastiere di Doracor non sono ricche di sonorità vintage e suoni d'annata (talvolta sembra un disco new Prog a dire il vero), tuttavia ci si trova senz'altro a preferire i momenti con sonorità più calde ed accoglienti rispetto a quelle sopra accennate. Anche "Evanescenze" dunque si colloca nel filone del rock sinfonico senza compromessi, non raggiungendo i buoni livelli dell'album precedente ma riuscendo sicuramente a farsi apprezzare per le belle eufonie ed i garbati riferimenti, per le belle atmosfere che si dipanano senza soluzione di continuità e per la generale gradevolezza delle sue musiche. Ogni tanto è bello perdersi in questi mari...

 

Alberto Nucci

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