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D'ACCORD Helike Karisma Records 2011 NOR

Se amate le sonorità vintage, i D’AccorD fanno sicuramente per voi. Il “verbo” della band norvegese, di cui “Helike” rappresenta la seconda prova discografica, è infatti figlio di quelle sonorità che tanto successo ebbero nei primi anni ’70 e che molti gruppi di oggi ripresentano con rinnovato vigore e passione.
Già il “format” scelto dai ragazzi norvegesi è indicativo delle intenzioni della formazione: due soli brani a coprire le due facciate dello storico vinile (se di vinile parlassimo….) ed una bella copertina ad evocare la distruzione della città greca di Helike a causa di un violento terremoto.
Aggiungiamoci massicce dosi di suoni caldi e pastosi, un cantante (Daniel Måge) dotato di buon carisma, qualche strizzata d’occhio ai grandi del passato ed il gioco è fatto.
Il lato A del nostro ipotetico disco è quindi occupato da “Helike part 1”: il brano si dipana in modo articolato alternando momenti hard rock, che ci ricordano i primi Uriah Heep (“Look at yourself” e “Salisbury” non sono poi così distanti…) ad altri in cui le suggestioni genesisiane (“Nursery cryme” in primis) si presentano senza remore, anche se, probabilmente, i rimandi più diretti sono band meno conosciute come i Quatermass e gli Atomic Rooster. Notevoli le capacità vocali di Måge, una via di mezzo tra Gabriel ed Hammill. Aleggia sul brano comunque la “longa manus” floydiana o se preferite quella degli Eloy di “Ocean” e non solo per le tematiche storiche simili.
L’intro della seconda suite “ Helike part 2” (viva la fantasia…) è in pieno Heep-style (Hammond e chitarra elettrica sempre pronti a duellare), poi il brano si fa più drammatico e cupo, anche se non mancano squarci strumentali (dominati dalla bella chitarra solista di Stig Are Sund) più ariosi.
In questa seconda traccia, che si fa preferire alla prima, la voce del leader diventa anche molto teatrale ed aggiunge il pathos necessario prima dell’epilogo.
Molto convincente l’aggressivo strumentale finale, un vero trionfo dello Hammond.
Un lavoro senza dubbio pretenzioso e comunque sviluppato in modo convincente dalla band norvegese che fa del suono Seventies un vessillo da esporre e proporre con orgoglio.
Retro prog? Sicuramente sì, ma perché non apprezzarlo?



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Valentino Butti

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