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DIFFERENT LIGHT The burden of Paradise autoprod. 2016 CZE

Da Malta alla… Repubblica Ceca. Eh si perché il leader dei Different Light è quel Trevor Tabone che a metà degli anni ’90 pubblicava, con questo monicker e con compagni d’avventura maltesi, dapprima “All about yourself” (1996) seguito dall’EP “A kind of consolation” (1999) prima di dividersi per circa un decennio. Successivamente il trasferimento di Tabone a Praga, la rinascita della band con una nuova line-up e, nel 2009 il nuovo album “Icons that weep” seguito da numerosi concerti nel paese d’adozione. Ancora nel 2015 una compilation “Il suono della luce” contenente il meglio della passata produzione ed un brano nuovo di zecca; nei primi mesi di questo 2016, finalmente, “The burden of Paradise”. A Tabone (voce e tastiere) si affiancano Petr Lux alle chitarre, Petr Matousek alla batteria e Jurka Matousek al basso.
Un semi-concept album (come lo definisce la band) legato dal tema delle libertà individuali, diviso in 8 brani, alcuni dei quali suddivisi in sezioni più brevi. Gli oltre 65 minuti dell’album sono il classico esempio di new prog di stampo british (in fondo Malta “è” inglese) arioso, piuttosto diretto, molto melodico, con belle trame strumentali guidate, perlopiù, dalle tastiere del leader e fondatore del gruppo. Il meglio di “The burden of Paradise”, come non di rado accade quando i musicisti non scadono nell’autocompiacimento, è rappresentato dalle due suite… e mezza. “In the grand scheme of things”, il brano introduttivo, con i suoi oltre 20 minuti, offre tutto quanto ci si può aspettare da un lavoro di questo tipo e con queste credenziali: cambi di umori e di atmosfere, momenti romantici, altri ben più vigorosi, aperture sinfoniche enfatiche, fraseggi strumentali agili e scattanti, un nitore melodico spiccato. Ed anche una buona prova di Tabone come lead vocalist.
Chi ama sonorità alla Jadis o i più recenti Lifesigns non potrà che specchiarsi con piacere di fronte a questo sound. La band si destreggia bene anche nella più breve (solo una quindicina di minuti…) “Eternal return”: grande gusto nella scelta dei suoni delle tastiere, soprattutto i “ricami” della II e della IV sezione (“At first light” e “A carpathian day”), ben presente anche la chitarra di Lux, sempre di grande felicità melodica ed appena più graffiante nel finale. Un accento più aggressivo ha la mezza… suite “In love and war” (una decina i minuti di questo brano) con la chitarra più in evidenza che altrove ma con un paio di notevoli interventi solistici di Tabone davvero splendidi. Ci sono poi un paio di ballate meno pretenziose come “Voice of outside” ed “All for you”, una piuttosto anonima “Transient dream” ed ancora due strumentali, l’ottima e dagli accenni heavy “A St. Martin’s summer” e la brevissima “Mare Imbrium”.
Il ritorno dei Different Light è senz’altro positivo, gli arrangiamenti ben fatti e l’ispirazione decisamente buona. Se amate il new prog, “The burden of paradise” un posto nella vostra discoteca lo merita senz’altro. Magari non in prima fila, ma lo merita.



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Valentino Butti

Collegamenti ad altre recensioni

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