Se dovessi fare il nome di un gruppo da individuare quale migliore erede dei grandi maestri canterburiani non esiterei ad indicare i Miriodor. "Mekano" è il quinto album di questa band canadese che, attiva da circa un ventennio, fa parte di quella schiera di gruppi nordamericani d'avanguardia (Muffins, French TV, Thinking Plague, U-Totem, Boud Deun, ecc.) impegnati a diffondere la branca più difficile del prog, che la sempre attiva Cuneiform supporta producendo sia nuove bands, sia reduci storici delle esperienze canterburiana. Vista la loro anzianità, la discografia dei Miriodor non è che sia troppo nutrita, ma questo dato quantitativo è controbilanciato dalla grande qualità degli album realizzati. Il nuovo parto non è infatti da meno, quanto a valore, agli album precedenti. Ci troviamo però di fronte ad un'opera in cui gli spunti canterburiani e jazz-rock sono in minor rilievo rispetto al passato, cedendo il passo a soluzioni avanguardistiche che sfociano spesso verso il RIO. Tenendo, quindi, ben lontano qualsiasi ammiccamento melodico, risulta chiaro come "Mekano" sia destinato soprattutto ai seguaci del progressive più complesso, che amano i sentieri tortuosi che Henry Cow e Soft Machine cominciarono a tracciare circa trent'anni fa. E nel seguire questo percorso avventuroso i Miriodor si destreggiano alla grande, grazie ad ispirate composizioni, mai troppo lunghe, in cui la dinamica fusione di rock, elementi di musica classica contemporanea ed avanguardia, unita a qualche nota bizzarra, a lievi puntatine in ambienti più crimsoniani ed al continuo inseguirsi di chitarre, tastiere e fiati non lascia un attimo di respiro. I Miriodor mantengono così un posto di primo piano nella scena progressiva d'avanguardia e "Mekano" è un album che farà senz'altro la gioia di chiunque ami questo filone.