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Quinto album per il tastierista francese Bertrand Loreau, impegnato, come al solito, in una proposta musicale molto più vicina alla new age che non al progressive rock. Questo nuovo lavoro contiene 21 tracce, ed è aperto elegantemente da "Tchau Téo", in cui celestiali vocalizzi femminili fanno presagire qualcosa di interessante. La successiva "Communion" è invece assimilabile alle composizioni oldfieldiane più miti, tuttavia, protraendosi per oltre 7 minuti, fa affiorare un po' di noia. Purtroppo l'insofferenza cresce nei successivi brani, che risultano abbastanza monotoni, con ritmiche sempre molto blande (anche quando sono inseriti ritmi elettronici, il suono resta freddo e lascia piuttosto distaccati) e tratti di finto sperimentalismo che mi sembra fine a sé stesso. Solo in quei frangenti in cui Loreau prova ad avvicinarsi alla musica classica e medievale riesce a risollevare parzialmente le sorti di questo cd. Probabilmente l'album risente anche del fatto che è troppo lungo e costituito da brani composti e registrati nell'arco di oltre 10 anni, tra il 1989 ed il 2000, mancando, quindi, di quell'unitarietà che spesso caratterizza simili opere. Per questi motivi si fa fatica ad ascoltare per intero questo "Passé composé", visto che la stanchezza affiora abbastanza presto. Non mi ritengo tra quelli che considerano noiosa ogni proposta new-age, ma in quest'occasione devo dire che tale lavoro può essere al massimo ascoltato in sottofondo mentre si è impegnati a fare qualcos'altro, non vedo altra utilità in un album che risulta abbastanza piatto e con pochi momenti realmente interessanti.
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