|
REDEMPTION |
The fullness of time |
Sensory Records |
2005 |
USA |
|
Chi conosce i Redemption? Pochi credo. Ok allora un po’ di storia non fa mai male, così perlomeno inquadriamo i soggetti. La band americana si forma dalle ceneri di Symphony X e Fates Warning e nel primo lavoro (Redemption) “gode” dei prodigiosi arrangiamenti sinfonici di Michael Romero. Le influenza principali della band – per loro stessa ammissione – sono Kansas, Savatage, Iron Maiden, Fates Warning, Dream Theater, Rush e Megadeth, e come al solito il circolo vizioso e già chiuso. Forse avrei bisogno di approfondire le mie ricerche e tentare di capire a fondo questo movimento metal-prog che nasce, muore, rinasce e quando meno te lo aspetti te lo ritrovi dietro l’angolo. Ricorda certe malattie, che pensi di debellare con l’antibiotico ma che alla fine riappaiono rinforzate.
Cosa aspettarsi dai Redemption? Ottimo metal-prog come abbiamo trovato in altre decine di cd negli ultimi anni, rafforzato dall’esperienza dei musicisti e da una buona produzione (Tommy Newton). Il songwriting è furioso, tecnicissimo, complicato, intricato, massiccio, cattivo, doppiopedalante… insomma chi più ne ha ne metta. Il pezzo che la fa da padrone è sicuramente la suite finale composta da quattro parti e che da il nome al cd stesso. Niente da dire, tutto bello e ben fatto, ma come al solito già sentito.
Leggendo le recensioni già scritte da altri mi domando se sono io ad avere problemi di udito, perché molti osannano questo “The Fullness of Time”. Io gli do la sufficienza, ma chi ha ancora voglia di sentire queste cose?
Ah! Un ultima cosa: da die-hard-fan dei Rush vi posso dire che qui di Geddy Lee & Co non c’è manco l’ombra.
|
Marco Del Corno
Collegamenti
ad altre recensioni |
|