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IONA The circling hour Open Sky 2006 UK

Dopo la recente anticipazione data dallo splendido DVD "Live in London", gli Iona tornano a colmare un vuoto discografico di ben sei anni con un nuovo lavoro in studio. Tre tracce di questo nuovo CD ("Strength", "Wind off the Lake" e "Factory of Magnificent Souls") erano state già proposte nel disco versatile appena citato e a queste se ne aggiungono altre otto che vanno ad integrare un racconto sonoro che già si preannunciava suggestivo ed incantevole. La band ama definire la propria musica ambient progressive folk rock con influenze celtiche e direi che questa definizione inquadra alla perfezione l'universo musicale da sogno in cui si muovono gli Iona. I 65 minuti di musica contenuti nel dischetto digitale ci offrono l'occasione di immergerci in atmosfere meditative e spirituali, fatte di suoni incantevoli ed intrise di tutto il fascino evocato dalle terre celtiche. La prima traccia si apre con le parole di un inno, "How Wonderful This World", di Fredrick Pratt Green, che Joanne Hogg (voce e tastiere) scorse, quasi per caso, fra le pagine di in un vecchio libro, durante le session compositive di "Open Sky", nel 1999. Le parole di questo inno, che delineano il tema portante dell'album, la celebrazione del dono della vita, sono utilizzate più volte a legare diverse canzoni. I sentimenti che prevalgono sono quindi quelli gioiosi e positivi che esprimono l'amore per la vita e per il mondo che ci circonda. La musica, con le sue arie strumentali da sogno e la voce dolce e magnetica di Joanne, descrive splendidamente questi sentimenti. Si tratta sempre di composizioni delicate ed eleganti ma sostenute da un grande lavoro da parte di musicisti preparati: Dave Bainbridge, con la sua chitarra pulita e precisa, Troy Donockley, con la sua splendida collezione di flauti di latta ed i caratteristici bagpipes, Frank Van Essen, batterista capace di splendidi intrecci percussivi (e all'occorrenza anche violinista) ed infine Phil Barker al basso. Fra le canzoni che si mostrano più legate alla tradizione troviamo la splendida "Wind off the Lake", una rielaborazione di un brano tradizionale, con dei motivetti caratteristici intrecciati grazie ai tubi di Uilleann di Troy e ai classici bouzouki e bodhran. L'inserimento dell'organo Hammond e le atmosfere distese tratteggiate dalle tastiere creano un effetto molto particolare in associazione a suoni e linee melodiche che provengono da un passato lontano. Un effetto simile, anche se decisamente meno ricco e particolareggiato, lo troviamo nella musica dei più famosi (non si sa perché, in Italia sicuramente per la famosa pubblicità del whisky) cugini Capercaillie. Fra i momenti più intensi dell'album, troviamo sicuramente la trilogia "Wind, Water & Fire": si tratta di tre tracce legate fra loro, ognuna dedicata a uno di questi tre elementi, che si sviluppano gradualmente, in crescendo, con una prevalenza di atmosfere ambient e orchestrazioni paesaggistiche. "Wind" è una canzone dai suoni rarefatti, appena sussurrata, che sembra quasi trasportata da una brezza lontana. "Water" rappresenta la naturale evoluzione di "Wind"; alla voce di Joanne e agli archi appena accennati, si aggiungono ora delle percussioni: la musica inizia a pulsare e a rinvigorirsi, per esplodere finalmente, colorandosi di suggestioni folk, in "Fire" che allude al fuoco celtico, termine usato per descrivere la fede che arde nel cuore delle popolazioni celtiche. Un album splendido, di grande atmosfera, che non dispiacerà agli amanti dei suoni celtici ma neanche agli appassionati di progressive rock melodico.

 

Jessica Attene

Collegamenti ad altre recensioni

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