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Secondo episodio tratto dalle sessions del 10/11 novembre 2006, presso i Black Tornado Studios di Copenhagen e dalle quali furono già pubblicati i primi estratti finiti sul recente “Black Tomato” del 2007. Durante quelle sessions la band di space rock registrò quasi tre ore di musica, come da loro abitudine, completamente improvvisata e l’infinita jam ha in questo disco un estratto di circa 70 minuti, suddivisi in 5 brani.
Il primo impatto è quello di ascoltare tracce di serie “B”, quasi degli avanzi, dei ritagli ed è strano trovarsi con queste supposizioni, anche perché la band non sembra per nulla a corto di idee, basti pensare che tra “Black Tomato” e questo disco e cioè in soli 13 mesi hanno registrato e messo a disposizione “Picks in Space Vol. 11” e “Picks in Space Vol. 12” (su richiesta diretta al sito) altri due CD-r, per quasi due ore e mezza di musica inedita. Il senso di ascoltare frattaglie è pure amplificato da una forte ripetizione dei temi, specie durante gli assolo, generando quasi una noia fastidiosa e un desiderio di passare al successivo brano. Per fortuna tutto è limitato all‘opener “Substantia Nigra” molto eloquente in questo senso: la chitarra di tutta la seconda parte è quasi molesta. Nella speranza che i molteplici ascolti facessero scendere questo status, mi sono prodigato, ma anche dopo averlo fatto ripartire più volte, la sostanza non è variata. Meglio del primo brano, fanno tutti gli altri momenti e, anche in questo disco, come del precedente, c’è molto sound floydiano; eloquenti sono la lunga “Vermis” e la seconda parte di “Fornix”, che, nel complesso risulta più dinamica, cangiante e particolare, anche con aspetti krautiani e zappiani ed è, forse, il momento migliore del disco con i suoi 13 minuti molto vari e dagli sviluppi decisi con un buon recupero di toni jazzy. Ancora – di sicuro – un lavoro buono per il collettivo multietnico, ma, sperando di ricredermi, credo sia all’avvicinamento della saturazione delle idee.
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