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ØRESUND SPACE COLLECTIVE Slip into the vortex Transubstans Records 2010 DAN/SVE

Settimo lavoro per la multinazionale nordica autrice di infinite psychedelic-space prog jams, spesso troppo lunghe e dispersive, nonostante all’interno delle improvvisazioni ci sia sempre tanta buona musica. Formati da strumentisti danesi e svedesi (a volte anche statunitensi), gli Øresund nel 2010 hanno prodotto due album: “Dead man in the space”, frutto di altre jam del 2008 nei Black Tornado Studios, e questo “Slip…”. Nel primo caso l’album venne stampato solo in vinile e poi ristampato l’anno successivo in CD.
“Slip into the vortex” si segnala subito come uno dei lavori migliori dell’ensemble scandinavo, colmando un po’ quel vuoto che si era creato dopo il secondo ottimo lavoro, cioè il doppio “ It’s all about delay”. Vuoto che già si era tentato (in parte) di riempire col comunque buon quarto album, “Good planets are hard to find”. Pezzi molto lunghi ma stavolta molto più concreti rispetto al passato, probabilmente grazie anche alla nuova linfa creativa apportata dai nuovi innesti. Tanto per fare un esempio, il sassofono di Anders H. è senza alcun dubbio una fonte di calore e di colore che marchia felicemente i quasi dieci minuti di “I Teleported to Acapulco” ed i ventiquattro abbondanti di “Mothership Machinery”.
Dopo “Fondle the Frequency”, in cui è proprio il sax ad essere protagonista assoluto, la title-track è una sorta di hard blues “spaziale”, in cui i due nuovi chitarristi Stefan e Magnus si scontrano nei meandri del cosmo più caotico, senza evitare nemmeno lo scontro frontale con qualche probabile asteroide nell’arco di diciotto tortuosi minuti.
A questo punto sembra che sia stata aperta una valvola di sfogo perché “Sonic Snake”, che inizia con le note soliste del basso distorto, è un’altra via di fuga nell’Universo, sfiorando addirittura una galassia chiamata Mahavisnu Orchestra, tanto fosca quanto luminosa. Altri echi cosmici possono essere uditi nella conclusiva “Lord of Slumber”, dove un vento solare porta via con sé linee soliste di chitarra e di basso.
La creatura del Dr. Space, al secolo Scott Heller, ha plasmato una bella prova. Forse ancora non proprio al livello del già citato “It’s all about delay”, ma comunque degna di nota. Il riferimento per gli Øresund Space Collective è chiaramente quello degli inglesi Ozric Tentacles, anche se non vi è assolutamente la medesima capacità di sintesi. Ma ormai è un fatto assodato: non è mai stata nemmeno lontanamente voluta.



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Michele Merenda

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