Il nome Guillaume De La Piliere non dirà molto ai lettori, però se iniziamo a raccontare la sua storia viene fuori che è stato cantante con i Versailles (quattro album tra cui il notevole “Blaise et Benjamin”) e chitarrista con gli Ange (quelli della reunion 1998, con “De l'ombre à la lumière”). Da solista ha pubblicato altri due dischi, precisamente nel 1997 e nel 1999 e questo terzo episodio si presenta in maniera altisonante e pretenziosa. Innanzitutto per il titolo che ha in sé un peso notevole, che pure aumenta se appiccicato a quell’unico brano di 45 minuti. Come per le precedenti esperienze soliste, Guillaume suona e canta tutto da solo e devo dire che raramente ho sentito un chitarrista/cantante suonare degnamente anche batteria, basso e tastiere, per una composizione meritevole di rispetto, seppur in una registrazione che ha parecchio del casalingo. E, sempre come precedentemente fatto, più forte la componente psichedelica rispetto a quella sinfonica di Ange o di Versailles. Spesso di matrice floydiana la psichedelia si accompagna a suoni space e nonostante il titolo possa far pensare a materia eminentemente dark e apocalittica i suoni sono maggiormente orientati verso l’ariosità di chitarre liquide, talvolta acide, da tastiere dai grandi archi o dai dagli acuti suoni synth e da ritmi tutto sommato decisi, se non allegri, con vari contatti rock di matrice inglese (forse qualcosa Led Zeppelin, forse qualcosa Genesis, sicuramente qualcosa Yes). Tra le pieghe dei 45 minuti alcuni momenti veramente intriganti come la seconda sezione, attorno ai 7 minuti, fatta di grandi cambi e synth che rimandano un po’ a Steve Hillage. Anche l’apertura sinfonica attorno ai 20 minuti mi ha lasciato favorevolmente colpito, come anche il successivo e notevole assolo di organo.
Un lavoro che qualitativamente mette in evidenza le capacità tecniche e di scrittura di Guillaume, che forse con questo lavoro ha trovato una strada interessante. Nulla di immenso o memorabile, ma a me il disco è piaciuto parecchio.