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BORIS SAVOLDELLI & ELLIOTT SHARP Protoplasmic MoonJune Records 2009 ITA/USA

Le opportunità vanno colte al volo, specialmente quando si presenta l'occasione di poter conoscere uno dei propri idoli... Boris Savoldelli, grande fan di Elliott Sharp, in occasione di un suo concerto a Milano ha avuto l'ottima idea di passare al chitarrista una copia del suo lavoro solista “Insanology”, disco che ha raccolto diversi consensi fra la critica jazz internazionale: Elliott Sharp ha ascoltato il disco e dopo esserne rimasto colpito (per non dire sconvolto) ha instaurato un sodalizio artistico con Savoldelli, da cui è nato “Protoplasmic”, registrazione delle sessioni tenute dai due musicisti a New York, nel settembre 2008. Savoldelli si è tolto sicuramente una bella (per non dire enorme) soddisfazione, mentre Sharp ha aggiunto un altro interessante tassello alla sua ormai sterminata discografia. Le sedute per questo cd devono certo essere state parecchio intense e frenetiche, l'incontro fra la mestria chitarristica assolutamente fuori dagli schemi di Sharp e l'esplosiva versatilità espressiva di Savoldelli ha creato uno strano ibrido musicale, una massa sonora in cui si fondono le caratteristiche vocali di Savoldelli, che spaziano dalle sonorità della musica sacra e classica ai vocalizzi più estremi e selvaggi, alle vorticose improvvisazioni di Elliott Sharp, a metà fra dissonanze alla Bailey e le progressioni avant di Henry Kaiser, estremismi sonori più “noise” e virtuosismi free d'alta classe. Nel segno dell'anarchia e del caos, il tutto è condito e dilatato da massicce dosi di elettronica.
Una delle principali influenze di Savoldelli è indubbiamente Demetrio Stratos, questo mi fa immaginare “Protoplasmic” come un aggiornamento del “Caos” degli Area (“Maledetti”). Probabilmente l'aspetto più interessante di questo cd sta proprio nell'estremo utilizzo degli effetti: la voce di Savoldelli diventa qui un elemento mutante e maniacale... sostenuta ed inseguita dalla folle frenesia dei fraseggi di un Elliott Sharp in piena forma, indeciso fra l'epilessi musicale definitiva e le nevrosi più rumoristiche. A dispetto dunque della sua forma totalmente caotica ed anarchica, “Protoplasmic” in diversi momenti riesce a trasmettere un senso compiuto nella sua struttura musicale, talvolta fino a raggiungere quasi una forma espressiva sinfonica nei suoi tratti urbani e violenti ed una sua particolare spiritualità grazie soprattutto ai vocalizzi lirici di Savoldelli. In effetti “Protoplasmic” è un'opera che tende a crescere con l'ascolto, pur rimanendo sempre un prodotto esclusivamente di nicchia che potrà interessare solamente una parte di voi lettori; come progetto sperimentale estemporàneo non è dunque male, anche se mi chiedo cosa sarebbe potuto venire fuori se i due musicisti avessero prediletto un approccio più orientato verso la composizione e la melodia...



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Giovanni Carta

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