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HARVEST |
Underground community |
autoprod. |
2009 |
SPA |
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Ecco una band che fin dalle prime battute del suo album d’esordio, prova a far capire che per fare della buona musica prog non è necessario ricorrere a brani lunghissimi, a cambi di tempo, a tastiere supersinfoniche e ad acrobazie pirotecniche e sbalorditive. Gli spagnoli Harvest, infatti, debuttano con questo “Underground community”, in cui puntano su un pop-progressive non articolato, ma composto da tredici tracce di buona, anzi buonissima fattura. Merito di un buon gusto fuori dal comune, di una felice ispirazione ben evidente e di una vena di malinconia mai eccessiva e che attira immediatamente. Anche se non vengono mai raggiunte le lunghezze a cui siamo solitamente abituati, ogni canzone è pienamente convincente e si lascia ascoltare con estremo piacere. Innanzitutto c’è da rimarcare una delicatezza di base che può ricordare i Karnataka, o i Marillion hogarthiani più pop, o, ancora, le prove solistiche della norvegese Kari Rueslatten; quindi belle melodie di base, svariati passaggi strumentali eleganti dove la chitarra o le tastiere si mettono in evidenza con solos pregiati ed una voce femminile molto soave. Questa morbidezza generale non raggiunge mai vertici di dolcezza che potrebbero rendere il disco o le composizioni troppo mielosi; anzi, il giusto equilibrio è garantito anche da qualche momento leggermente più tirato. Da segnalare, inoltre, la presenza di una riuscitissima cover del brano “Waiting to happen” dei Marillion, ben rielaborata e che si inserisce alla perfezione nel contesto. Il gruppo risiede a Barcellona, è composto dalla cantante Monique van der Kolk, dal tastierista Jordi Amela, dal chitarrista Jordi Prats, dal bassista Roger Vilageliu e dal batterista Alex Ojea e questi abili artefici di intriganti melodie ci sono subito simpatici grazie a “Underground community”, album che si fa apprezzare proprio per la sua semplicità ed “innocenza”.
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Peppe Di Spirito
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