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DRACMA |
A fine stormy weather |
Musea |
1996 |
SPA |
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Nonostante i DRACMA siano spagnoli, la loro proposta è decisamente inglese. Il gruppo di Barcellona, così come avveniva nel disco di esordio "Limits", si incanala infatti senza esitazione sulla scia del new progressive di scuola britannica, del quale replica tutte le caratteristiche fondamentali. Abbiamo così un disco di buon impatto melodico, pulito negli arrangiamenti, con le tipiche progressioni strumentali che si alternano alle sezioni romantiche, che ha però il difetto di dare in più di un'occasione l'impressione del già sentito. Oltre ai capostipiti del genere (IQ, Pendragon) la musica del gruppo spagnolo ricorda da vicino le prime opere degli italiani Fancyfluid, con i quali i DRACMA hanno in comune sia le caratteristiche positive che quelle negative: se così si rimane positivamente impressionati dalla preziosità degli arrangiamenti e del songwriting, non si può non notare anche una certa carenza delle sezioni vocali, apportate da Pedro Jimenez, che non entusiasmano sia dal lato dell'esecuzione che da quello della pronuncia inglese. Se si prescinde da questo difetto, che rimane comunque di entità tale da non inficiare la buona prova del gruppo, "A fine stormy weather" si rivela un lavoro sicuramente godibile, con picchi di ottimo romanticismo disseminati un po' ovunque, tra le pieghe di brani come "Hope", "Inner Castle" o la conclusiva "Inside out", la cosa migliore del disco. Non sarà uno dei capolavori del prog, ma i DRACMA meritavano una seconda possibilità.
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Riccardo Maranghi
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