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ORCHESTRE CELESTI Black and red Demo autoprod. 2009 ITA

A due anni dal primo lavoro autoprodotto, torna a proporci la sua musica Federico Fantacone, tastierista amante dei suoni melodici e dell’elettronica melodica. “Black and Red” rappresenta senza dubbio un passo avanti rispetto al lavoro precedente. Se “Compi la tua Magia” si ispirava evidentemente al progressive italiano storico, il nuovo album tradisce maggiori influenze esterofile, con particolare attenzione allo stile di Keith Emerson. La musica proposta è quasi completamente strumentale (presente un solo brano cantato, tra l’altro molto bene, da una voce femminile - in realtà una cover), costituita da una sorta di prog melodico vario ed elaborato arricchito da atmosfere fusion-jazzate ed elettroniche. Gli arrangiamenti puntano spesso sull’enfasi e sulla spettacolarità ma Federico Fantacone riesce ad evitare quella fastidiosa sensazione di sovrabbondanza e di sfoggio tecnico che ammorba sovente tanti album keyboard-oriented. La scelta di inserire elementi fusion e jazz sembra vincente, e rappresenta senz’altro una strada da seguire per raggiungere l’originalità. Questa è una delle migliorie più evidenti rispetto al lavoro precedente, il quale soffriva parecchio il fatto di riferirsi ed ispirarsi ad uno stile ben specifico. Maggiore spazio viene dato al pianoforte, il quale “disegna” variazioni ed interventi che conferiscono varietà ed alleggeriscono il sapore di artificiale che aleggia per tutto il disco (anche se pure il piano è probabilmente sintetico). Il lavoro è registrato, come il primo, autonomamente al computer, ma l’autore questa volta è riuscito a renderlo meno piatto, con un suono generale accettabile, ancorché sempre povero di dinamica. I brani sono di buona qualità, sospesi tra echi di EL&P, Genesis e Banco, con alcune parti che ricordano i Tangerine Dream più melodici. Decisamente evitabili (a meno che non siano stati inseriti per scherzo) i due minuti di “Intruders”, insulso brano tecno-metal che fa venire voglia di skippare alla traccia successiva. A parte questo, i difetti generali sono quelli già evidenziati in occasione della recensione del primo lavoro: mancanza di anima nei suoni (alcuni dei quali non si amalgamo troppo bene tra loro – decisamente irreali le finte chitarre acustiche) e registrazione amatoriale (seppur fatta bene). Dal punto di vista dell’originalità e della scrittura i progressi sono evidenti. E’ necessaria, a mio avviso, un’ulteriore limatura, ma il passo successivo, quello dell’incisione di un prodotto professionale pubblicato da una label, è alla portata di Federico Fantacone, il quale ha bisogno di una band valida che renda più viva la sua musica e di qualcuno che creda in lui pur sapendo che il riscontro di vendite sarebbe probabilmente quello medio delle pubblicazioni di prog italiano di questi tempi: purtroppo scarso.


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Nicola Sulas

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