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Non so se per molti di voi ciò avrà senso, ma credo che questo disco dei Presence spopolerà sicuramente in Giappone. Ci sono tutti gli elementi che possono solleticare la fantasia degli appassionati dagli occhi a mandorla: atmosfere magniloquenti, musiche super sinfoniche, voce femminile... tanto che a volte sembra davvero di ascoltare il disco di un gruppo giapponese. Il trio napoletano non rinnega tutto sommato quanto già fatto in passato, ma la prima parte di "Black opera" è un vero e proprio tuffo nel Progressive sinfonico più Progressive che si possa immaginare: vengono subito alla mente le Ars Nova (tanto per confermare il discorso iniziale), anche se la voce Sofia Baccini rappresenta un atout invidiabile da questo punto di vista, o, se volete, un incrocio tra EL&P ed IQ! Le vecchie sonorità dark (che comunque non erano mai state le componenti principali della musica dei PRESENCE) sono appena avvertibili (a parte il titolo), perse nelle progressioni tastieristiche, negli assoli di chitarra talvolta quasi heavy, nell'alternarsi tra ritmiche indiavolate e momenti più pacati e romantici. Ecco dunque un altro di quei dischi che, se fossero stati realizzati da un gruppo svedese, smuoverebbe le acque di mezzo mondo progressivo. I PRESENCE invece sono fieri delle proprie origini italiane... e questa non è un'affermazione casuale: la seconda parte dell'album è occupata dai 18 minuti di "A Giuseppe Verdi", titolo molto indicativo, infatti vengono proposte nell'occasione delle reinterpretazioni di arie da alcune opere del grande compositore, in cui la voce di Sofia si mostra in tutte le sue notevoli potenzialità. Ma ritorniamo alla prima parte, in cui il gruppo riesce a sorprendere l'ascoltatore con un collage di immagini musicali dalle tinte forti e decise, magari non del tutto originali ma... vivaddio... quando la musica riesce ad emozionare e a saper mantenere viva l'attenzione, non si può che intonare un peana di ringraziamento. I Presence esistono... strano che molti non se ne siano ancora accorti...
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