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GENS DE LA LUNE Alors joue! AAA 2011 FRA

Otto canzoni come otto tasselli di un puzzle che compongono nel loro insieme un piccolo enigma: quali strani personaggi abitano il pallido suolo lunare? La risposta la sa sicuramente Serenis, la grande dea della saggezza invocata nella prima traccia, che è anche un allegro invito a giocare, ma indipendentemente dal fatto che riuscirete a raggiungere o no la soluzione, il consiglio è quello di gettarsi all’ascolto di questo album, leggero e spumeggiante, come le persone che abitano sulla luna. Sarebbe stato fin troppo scontato prendersi sul serio, facendosi grossi dietro una carriera lunga e solida, ma Francis Décamps, meglio conosciuto come co-leader degli Ange nel loro periodo d’oro, ha scelto per questo nuovo album, giunto a non molta distanza dall’altrettanto brillante debutto, la strada del gioco e dell’allegria. Il brio di queste canzoni è esaltato da quello spirito da commedia dell’arte che è tipico di molte produzioni francesi, incluse quelle degli Ange, ed il risultato è un album agile e dinamico che sprizza gioia di vivere da tutti i pori. Il nuovo batterista, Cédric Mells, giunto a sostituire Gérard Jelsch, costretto purtroppo a ritirarsi per problemi di salute, ha contribuito molto a ravvivare le nuove composizioni che appaiono scorrevoli ma anche molto vivaci. Complessivamente possiamo notare che il nuovo album appare anche più compatto rispetto al precedente e sembra quasi che il gruppo abbia maturato il proprio carattere, raggiungendo peraltro un affiatamento perfetto che si evidenzia anche e soprattutto dal vivo. La band stessa sembra esserne consapevole, come si evince dal testo del brano di chiusura: insieme vinceremo, insieme scriviamo storie e partiture, insieme suoneremo. Da notare poi che in francese il medesimo verbo assume contemporaneamente il significato di giocare, suonare e recitare, aspetti questi che coesistono perfettamente nella poetica di questo album. Il tema del gioco emerge a più riprese, per le trame musicali scherzose ma anche per la scelta delle ritmiche, molto varie, con sequenze percussive che a tratti mi ricordano un tambureggiare dal sapore medievale. Sicuramente ad accrescere la godibilità dell’album è la performance di Jean-Philippe Suzan col suo modo di cantare espressivo e teatrale ma che al momento giusto riesce a decollare senza difficoltà sulle note imprimendovi sentimento e passione. Se l’architettura delle canzoni è fresca e in continuo movimento, le tastiere di Francis Décamps sono maestose e pesanti, anche se non di certo invadenti: è stato scelto in prevalenza un registro molto cupo e particolare che le fa apparire monocromatiche ma che rappresenta allo stesso tempo una specie di firma. Globalmente si riconosce un approccio sinfonico che traspare soprattutto dalla scrittura dei pezzi più che dall’inserimento di vere e proprie orchestrazioni, che in effetti mancano. Ma gli spartiti sono molto intriganti e questo vale per tutti gli strumenti, con un grande lavoro svolto da Damien Chopard alla chitarra, che instancabilmente disegna belle frasi melodiche, e da Farid Boubrit al basso, esuberante e vivace. Trovo questo album di grande intrattenimento e di forte impatto, la musica in esso contenuta è viva e vi si respira una fresca aria live. Se amate il prog francese, questo disco rivendica a tutti gli effetti la sua appartenenza territoriale, con richiami al vecchio e nobile prog sinfonico proveniente da queste lande e in più possiede tutta la vitalità della gioventù e persino un pizzico di follia lunare.


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Jessica Attene

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