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NEKTAR |
Man in the moon / Evolution |
Ariola / Dream Nebula |
1980 / 2004 (Cleopatra Records 2012) |
GER |
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Ristampati in confezione doppia gli album “Man in the moon” (1980) ed “Evolution” (2004), della band anglo-tedesca ad opera della Cleopatra Records. E francamente nessuno ne sentiva il bisogno. Si tratta di due lavori, rispettivamente l’ottavo ed il decimo, che in modalità diverse hanno rappresentato il ritorno sulle scene del gruppo di Roye Albrighton dopo alcuni anni ed in entrambi i casi si storce il naso. “Man…” è rock commerciale Eighties (conseguente prosecuzione del discorso intrapreso col precedente “Magic is a child” del ‘77), che si contrassegna per il ritorno in formazione dello stesso Albrighton. All’epoca della sua pubblicazione uscì solo in Germania, per poi essere ristampato dalla Voiceprint nel resto d’Europa. Suonato con professionalità (sempre dei Nektar parliamo) ma di ben scarso interesse, si salvano brani come la title-track, “We”, la bonus “Straight Jacket” (che sa tanto di quella che sarebbe stata la svolta ottantiana, anch’essa commerciale, dei Kansas) e poco altro. A chi gli rinfaccerà la scelta, Roye risponderà che tutto in quel periodo suonava in una certa maniera, tutti pensavano “commerciale”, punto e basta. Grossa boiata, ovviamente! “Evolution”, invece, vorrebbe riagganciarsi ai trascorsi prog (accanto ad Albrighton ed Allan “Taff” Freeman torna il batterista Ron Howden), ma i buoni spunti potranno essere colti sporadicamente qua e là in pezzi come “Old Mother Earth”, “Phazed By The Storm” o “Dancing Into The Void”. Si tratta di un semi-concept, in cui i brani non sono legati tra loro da una storia, bensì presentano il medesimo tema: l’evoluzione umana e la necessità di salvaguardare il nostro pianeta, rovinato da noi stessi. Nella ristampa è anche incluso l’EP uscito l’anno seguente, “Anyway”, in cui vi sono le single editions di “Always” e “Child Of Mine”, oltre a “Telephone” ed “Angel” presenti proprio su “Man…” e qui suonate live in studio. Ben poco appetibile, se non si è digerito tutto il resto. Insomma, se si vogliono acquistare le ristampe dei Nektar, meglio puntare a quelle dei primi lavori, in cui i limpidi sinfonismi erano perfettamente intrecciati con soluzioni blueseggianti, jazzate e psichedeliche. Questa non è consigliata.
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Michele Merenda
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