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Dopo qualche anno di attesa, i RUSH ritornano a proporsi come alfieri del prog canadese. Deluso dalla loro precedente opera (il peggior disco mai prodotto dalla band) e da quella obbrobriosa prova solista di Alex Lifeson, intrisa di crudezza e banalità, ho acquistato "Test for echo" certo di vedere confermata la nuova (e decisamente poco prog) linea del gruppo. Ricordo di aver appoggiato il CD sul lettore e di aver pensato a qualcosa da fare (pieno com'ero di pregiudizi). Ach! ArciAch! "Test for echo" è grande! Finalmente un CD serio da questo gruppo che tanto negli anni ha dato al pubblico prog! L'opera si può collocare a metà strada tra "Hold your fire" e "Presto", con le sue sonorità soffuse o incalzanti, le ritmiche spezzate, le liriche armoniose e gli assoli lancinanti... E' tutto lì, negli undici brani del CD, quasi a punirmi per la mia mancanza di fiducia. A chi o cosa il merito della rinascita della Fenice? Probabilmente ai fans americani, che si sono lamentati a più non posso di "Counterparts", o (spero più ardentemente) a una nuova giovinezza creativa di Lee e soci. I pezzi migliori? Per iniziare "Driven", seguita dalla splendida "Half the world" le cui liriche lasciano come al solito estasiati. Segue "The color of right" con il suo riff accattivante in un crescendo spettacolare. "Totem" ci introduce nel mondo misterioso delle religioni, mentre "Resist" è una splendida ballata alla RUSH, di quelle da togliere il fiato. Non fate l'errore di voler a tutti i costi che io vi dica perché dovete fare vostro "Test for echo". Coloro che conoscono i RUSH sanno... per gli altri un consiglio: non abbiate paura ad avvicinarvi, ne vale davvero la pena.
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