Home
 
ROBERT WEBB Liquorish allsorts Seacrest Oy 2014 UK

Tra i numerosi gruppi di culto del sottobosco britannico degli anni ’70 un ruolo di rilievo, grazie ad un album molto considerato dagli appassionati, è rivestito dagli England. “Garden shed”, datato 1977, è un vero gioiello di rock sinfonico che ha avuto la sfortuna di essere pubblicato in quel periodo in cui si perdeva interesse verso il progressive ed il punk era in forte ascesa. Un vero peccato, perché quel sound che sembrava seguire al meglio la scia di quanto fatto da Genesis e Yes e che, sotto molteplici aspetti, rappresentava quasi un anticipazione del new-prog, ha un fascino immutato ancora oggi. Tra lunghi silenzi, reunion più o meno riuscite e dischi postumi, la storia degli England si arricchisce di un nuovo capitolo nel 2014 con questo album uscito a nome di Robert Webb, tastierista e compositore di talento, considerato la mente principale del gruppo. Si tratta di un cd che in oltre un’ora raccoglie una serie di incisioni del musicista, da solista, con gli England, o frutto di altre collaborazioni, che spaziano dai primi anni ’70 fino ai giorni nostri. Si parte con i trentasette secondi classicheggianti di “The ladies’ valley prelude”, quasi à la Enid e scritta nel 2013; poi un bel tuffo nel passato, con “Why oh why”, brano registrato nel 1974, caratterizzato da un pop-rock di qualità in cui le melodie vocali beatlesiane sono contrappuntate da un bel minimoog. E si prosegue con molta varietà. Segnaliamo innanzitutto il divertissement al moog con “Moog fugue”, pezzo firmato da Kenny Minnear. Poi c’è il romanticismo sognante di “Grand Canyon of my dreams”, tratto da un LP della brava cantante Jenny Darren, protagonista anche delle docili melodie di “Oceans away”, in cui al piano e alla voce si aggiunge anche un tappeto di archi. “Takin’ part”, altra canzone del ’74, è leggera al punto giusto e presenta un bel tiro, quasi un’anticipazione di alcune cose dei Dire Straits, anche se a tratti rievoca i Pink Floyd. Un po’ confusionaria la title-track, non solo per la registrazione amatoriale tramite un Revox negli anni ’80, ma anche per un sound che sembra più una base per karaoke che un brano compiuto. “Runnin’ in, runnin’ out” è un rock stravagante basato su un riff ossessivo di piano che si protrae dall’inizio alla fine.
Ovviamente molto prog presente. “The journey by Camel” è una curiosità del 1979, registrata con una tastiera Yamaha che per l’epoca era all’avanguardia (oggi invece i suoni appaiono un po’ datati). La magnifica “Limoncello” (creata per il cd “Decameron”, uno dei tanti progetti della Colossus), invece, è un rock sinfonico di grande eleganza, che avanza tra cambi di tempo e belle fughe strumentali e che vede, tra le altre, la partecipazione di Marco Bernard, alias The Samurai of Prog e del chitarrista dei giapponesi Kenso. Anche la conclusiva “The ladies’ valley” è stata composta per il “Decameron” e presenta caratteristiche simili, con atmosfere ancora più incantevoli. C’è poi “Destiny”, altro pezzo interessantissimo, che, a quanto pare, sarà incluso nel nuovo album degli England in programma per i prossimi tempi e che segue con una certa continuità il sound del gruppo, con le tastiere e il mellotron di Webb in bella evidenza.
Ci sono infine alcuni brani che rappresentano riarrangiamenti di composizioni di musica classica di maestri quali Bach, Daquin, Orff, che mostrano i legami con questo mondo di Webb, abile a reinventare a modo suo (ma forse con risultati altalenanti) “Bach flute sonata allegro”, “The Cuckoo e “Carmina Burana (O Fortuna)”. Su questo stesso versante inseriamo “Quaterfoil”, risalente al 1991 e facente parte di un album autoprodotto di Webb per clavicembalo, per l’occasione riregistrata nel 2014.
Disco, quindi, dalle mille sfaccettature, ma sicuramente riuscito e piacevole da ascoltare e che ci permette di conoscere meglio un musicista versatile attraverso un excursus che ricopre quarant’anni, con picchi di notevole intensità e fascino e solo pochi passaggi un po’ meno interessanti.


Bookmark and Share

 

Peppe Di Spirito

Collegamenti ad altre recensioni

ENGLAND The last of the jubblies 1977 (Vinyl Tap 1995) 
THE SAMURAI OF PROG The imperial hotel 2014 

Italian
English