|
IMAGIN'ARIA |
In un altro quando |
Lizard |
1996 |
ITA |
|
E' davvero piacevole constatare come le bands italiane esordienti si pongano oggi, mediamente, su standard più che lusinghieri; alla fine degli anni '80 o all'inizio dei '90, invece, l'ingenuità e l'approssimazione spesso imperavano. Che, poi, il mercato sia ora saturato da un numero decisamente abnorme di uscite, beh, questo è un altro discorso... L'opera prima degli IMAGIN'ARIA è appunto sorprendente per maturità compositiva e perizia tecnica esecutiva; la cifra totale è quella di un prog risolto con dure soluzioni, spazianti dallo hard allo heavy: dunque un sound molto corposo, sostenuto dalle ben due chitarre dell'organico. Sul disco sono comunque presenti tastiere ed archi, il cui apporto è assicurato da membri esterni al gruppo.
"Arte O Artificio?" ci pone subito davanti ad alcuni tratti specifici, come la vena di interiore malinconia, mutata in teatrale tormento, che pervade il lavoro; essa è in buona parte dovuta alla prestazione del bravo cantante Daniele Perico, che unisce l'enfasi ed il virtuosismo metallaro al crepuscolarismo di certa wave. Affascinanti sono poi alcuni ricami medievaleggianti del violino. Gli stessi frangenti "antichi" si ritrovano in "Un Momento Prima Dell'Alba", dove il pianoforte prelude a preziosi equilibrismi vocali e a dense incursioni chitarristiche, stemperate da distensioni acustiche. E qui gli interventi classico-barocchi di violino e pianoforte rendono il prog degli IMAGIN'ARIA (altrimenti affrancato da richiami troppo ingombranti a gruppi particolari) talora vicino al Paese Dei Balocchi, al Rovescio Della Medaglia di "Contaminazione" e ai New Trolls di "Concerto Grosso". Ma se la citata track convince, la successiva "Perso In Una Linea" addirittura avvince, con la sua apertura simil-Biglietto Per L'Inferno che poi ci precipita in un vortice di drammaticità dark. La suite "Barbablù" racchiude in sé tutto quanto ho detto fin qui; è necessario rimarcare che il modulo compositivo degli IMAGIN'ARIA è tipicamente a "flashes", cioè intriso di quella discontinuità tematica criticata e ripudiata da taluni (Deus Ex Machina è il caso più eclatante), ma che a mio avviso costituisce l'essenza stessa, perfettamente valida anche oggi, di un certo modo di fare progressive. La band piemontese può andar fiera di questo debutto; io aggiungo solo (e non sto scherzando) i miei complimenti per il retrocopertina, con quel WC circondato da libri e fornito di seggetta di legno, quasi a voler "nobilitare" la cosa: è proprio vero, spesso molte idee brillanti scaturiscono dal "pensatoio"...
|
Francesco Fabbri
Collegamenti
ad altre recensioni |
|