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LA BATTERIA |
La batteria |
Penny Records/Goodfellas |
2015 |
ITA |
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Il cinema italiano degli anni '60 e '70 ha certamente lasciato un segno indelebile ed è stato fonte di primaria ispirazione per tanti autori che hanno ripreso in seguito temi, atmosfere, immagini, incubi e storie che avevano il fascino della follia, della disperazione e della cattiveria, o più semplicemente dell'ironia. Fondamentale nel caratterizzare lo stile di quelle opere è sempre stata la musica, legata ai trend dell'epoca ma sempre rielaborata in maniera originale e innovativa, non definibile progressive in maniera completa ma senza dubbio fortemente legata al genere, così come lo sono stati i Goblin all'epoca, come lo sono in diversa maniera da qualche anno a questa parte i Calibro 35 e come lo è ora La Batteria. Costituita da quattro elementi, la band è formata per tre quarti da componenti della Fonderia (per la precisione Emanuele Bultrini, Stefano Vicarelli e Paolo Pecorelli, rispettivamente chitarrista, tastierista e bassista), i cui album rappresentano un bell'esempio di mix sonoro strumentale dagli echi avvertibili anche in questo nuovo progetto. Come la colonna sonora di un film immaginario, l'album del gruppo romano evoca nei dodici brani di cui è composto scene di corse in macchina, inseguimenti, crimini, omicidi e violenze più o meno efferate, e lo fa attraverso la sintesi di rock, funk, melodia jazz ed elettronica. Se prendiamo come termine di paragone i precursori Calibro 35, lo stile è certamente meno acido e ripetitivo, più ragionato e più legato alla melodia, come dimostra "Chimera", che inizia con un arpeggio di chitarra acustica e si sviluppa insieme agli altri strumenti in un tema triste e malinconico che ricorda i commenti sonori di tanti film sulla mafia. Ci sono poi brani più serrati, come "Vigilante", "Scenario" e "Zero", costruiti su suoni più elettrici e con protagonisti organo e chitarre. "Vice versa", "Espresso" e "Incognito" sono più legate al funk e sono trascinate dalla sezione ritmica e dagli accordi macinati ossessivamente dalla chitarra filtrata dal wha wah. I restanti brani recuperano in linea di massima temi più melodici e d'atmosfera, mentre "Formula" si differenzia leggermente per lo stile degli arrangiamenti, nettamente più elettronici (le parti di sintetizzatore eseguite dal sequencer e alcune linee melodiche ricordano in maniera evidente il tema principale del film "Blade Runner", tanto da farmi pensare ad un omaggio voluto). L'album è a mio avviso molto ben riuscito, sia nell'intento di rappresentare un certo tipo di concept musicale sia nel suo essere semplicemente ben scritto, bene eseguito e ben prodotto (l'audio è ottimo, molto chiaro e presente), e si avverte che la ricerca delle atmosfere e dei suoni non è fine a se stessa ma si basa su idee solide. L'ascolto è quindi molto piacevole e lascia una senso di soddisfazione che prescinde dall'ispirazione di fondo, legata a quello che a mio avviso può essere definito uno specifico sottogenere musicale tutto italiano. L'augurio è che La Batteria prosegua nel filone, esplorandone le potenzialità e cercando di creare qualcosa di ancora più nuovo e personale.
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Nicola Sulas
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