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ZHONGYU |
“Zhongyu” Is Chinese for “Finally” |
Moonjune |
2016 |
USA |
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Pochi generi musicali hanno avuto una distribuzione geografica così capillare come il Progressive Rock. Dal Sudamerica all’Indonesia, dalla Groenlandia alle Isole Figi si riescono a trovare gruppi progressive in quasi ogni angolo del mondo. Quasi, appunto! Tra le eccezioni, il caso più clamoroso è forse la Cina, la nazione più popolosa del mondo. Di motivi socio-politici del perché di questa assenza, ce ne sono molti e non è questo il contesto giusto per parlarne, ad ogni modo al di là di ogni giustificazione per la legge dei grandi numeri anche i nostri amici cinesi avrebbero dovuto aver qualche banda prog. Tutto questo inutile preambolo per dire che una volta ricevuto l’album degli Zhongyu con una bella copertina in stile cinese ho gridato al miracolo (si fa per dire). Finalmente arriva il prog cinese! Capirete quindi la mia delusione una volta che ho scoperto che in realtà non era altro che un gruppo di Seattle. E’ servito a poco sapere che il gruppo comprendeva il chitarrista Dennis Rea, la violinista Alice deJoie e suo fratello James al sax, flauto e clarinetto, ovvero tre componenti di uno dei migliori gruppi prog attualmente in circolazione, i Moraine, la delusione comunque è rimasta. Ma per fortuna le chiacchiere stanno a zero e a parlare è la musica! E’ bastato infatti inserire il cd nel lettore per fugare ogni delusione e rendersi conto di stare dinnanzi ad un disco veramente notevole! Innanzitutto partiamo precisando che la vera mente del progetto è Jon Davis, che nel disco suona le Chapman Stick, tastiere e qualche strumento della tradizione cinese. Artista sconosciuto ai più, ma attivo da più di 40 anni come collaboratore di diversi artisti, per la prima volta si mette in proprio, appunto con il progetto Zhongyu, termine cinese che significa, guarda caso, “finalmente”. Proseguiamo dicendo che, pur non essendo originario della Cina, Jon ha vissuto parte della sua vita a Pechino e la sua musica ne è profondamente influenzata. Influenza che si riscontra a partire dal brano d’apertura “Apple of My Mind’s Eye 2“, dove Jon Davis suonando la cetra cinese a 21 corde (guzheng) e ci regala un tipica melodia orientale, forse leggermente stereotipata, ma comunque piena di fascino. Cina molto presente anche in molti dei brani dell’album. Tuttavia il folk cinese è solamente uno dei tanti ingredienti dell’album, gli Zhongyu sono principalmente un gruppo progressive rock a 360 gradi che affondando pienamente le radici negli anni ‘70. Si va dal prog muscolare e nevrotico alla King Crimson, al Jazz Rock più vicino alla proposta dei Moraine, per passare al RIO più spinto modello Henry Cow, fino ad arrivare a momenti di prog più psichedelico alla Jade Warrior, il tutto con la Cina sempre nel cuore. La musica degli Zhongyu è un vero e proprio caleidoscopio di umori e sensazioni contrastanti: ad atmosfere “pacifiche”, con sonorità più riflessive e spesso acustiche con il guzheng e i fiati a farla da padrone, si contrappone una caos elettrico organizzato caratterizzato esplosioni musicali infiammate dalla chitarra di Dennis Rea e dal violino di Alice deJoie. A fraseggi evocativi più armonici si alternano tessuti musicali complessi prettamente RIO. A momenti di solare serenità contrastano con composizioni dense e nuvolose.
Tutto ciò fa di “Zhongyu” un album eclettico e cangiante capace di spaziare in svariati contesti musicali pur tuttavia rimanendo estremamente omogeneo. Ed è forse proprio questa la qualità migliora di questo album. Ha impiegato 40 anni per decidersi, ma Jon Davis ha “finalmente” fatto pienamente centro con questo suo progetto. A questo punto non possiamo fare altro che sperare di non dover aspettare altrettanto per il seguito!
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Francesco Inglima
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