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PETER BANKS |
Be well, be safe, be lucky… The anthology |
The Peter Banks Musica Estate |
2018 |
UK |
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Protagonista di questo doppio cd antologico è uno di quei musicisti che non dovrebbe avere bisogno di presentazioni. Stiamo infatti parlando di Peter Banks, indimenticato primo chitarrista degli Yes, nonché membro, tra gli altri, di Syn, Flash, Empire e Mabel Greer’s Toyshop. Questo lavoro, tuttavia, si basa essenzialmente sulla carriera solista di Banks, in verità non consistente in una cospicua discografia. Nel primo dischetto (58 minuti) sono disseminati quasi esclusivamente degli estratti dagli album “Two sides of Peter Banks”, “Instinct”, “Reduction” e “Self-contained”. Si tratta di brani in cui domina incontrastata la chitarra, che mostra a tutto spiano uno stile abbastanza personale e coerente. Sorprende un po’ ascoltare oggi certe soluzioni che per timbri ed andamento ricordano in parte il materiale più altisonante di Steve Hackett. Non siamo proprio sugli stessi livelli dell’ex Genesis, ma è una traccia per far capire dove a volte si dirige la musica. A differenziare un po’ le cose, inoltre, c’è la parte ritmica, spesso roboante, ma capace anche di virare verso tocchi vivaci e latini o di diventare austera e un po’ algida in certe scelte risalenti agli anni ’90. Da segnalare, in particolare, l’estratto da “Two sides of Peter Banks” intitolato “Knights (reprise)”, che vede in scena un vero e proprio supergruppo formato da Banks, Steve Hackett, Phil Collins e John Wetton, “gente” che qualcosina ha fatto nel mondo del prog... Nel secondo cd (64 minuti) sono invece presenti per la maggior parte brani tratti dalla compliation “Can I play you something?”, uscita per la Blueprint nel 1999. Ad alcune chicche già presenti in quel disco, come una personale versione del celebre “Peter Gunn Theme”, “Hippee loop”, basata su un sample dei pre Yes Mabel Greer’s Toyshop e “Yesterdays”, si aggiungono pezzi mai pubblicati prima ed altre curiosità, tra le quali ricordiamo la cover di “Astral traveller”, che figurava sul tributo “Tales from Yesterday” e una “Knights (revisited)” in compagnia di Tony Kaye, Billy Sherwood e Jay Schellen. Lo stile rimane quello, anche se qua e là troviamo qualche interessante e insospettata spinta ambient. Chi conosce ed ha ascoltato Peter Banks anche al di fuori degli Yes sa già perfettamente che stiamo parlando di un chitarrista dotato e che ha realizzato cose molto interessanti. Certo, non stiamo parlando di un personaggio con l’abilità e con il carisma di Steve Howe o Steve Hackett, tanto per fare due nomi, ma questo interessante documento può far scoprire ai più distratti delle proposte dal valore forse inaspettato.
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Peppe Di Spirito
Collegamenti
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2006 |
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