Home
 
IL PORTO DI VENERE E pensa che mi meraviglio ancora... Ma.Ra.Cash Records 2021 ITA

Con molta curiosità è stata accolta nell’ambiente degli appassionati la nuova (ma non la prima…) collaborazione tra Cristiano Roversi (Moongarden, Submarine Silence…) e Maurizio Di Tollo (ex Höstsonaten, ex La Maschera Di Cera e da qualche anno “battitore libero”, con due ottimi album solisti) nel progetto “Il Porto Di Venere”. I due, autori di tutti i testi e delle musiche, sono accompagnati in questa avventura da Erik Montanari alle chitarre, da Elisa Molinari al basso, da Marco Remondini al violoncello e sassofoni e da Stefano Zeni al violino. Tra gli ospiti anche Faso al basso, Tiziano Bianchi al flicorno, Massimo Menotti alla chitarra acustica e… Demetrio Roversi (voci e “Suoni della strada”).
Malgrado sia un lavoro di gruppo, l’impronta che ha ispirato i due lavori solisti di Di Tollo appare evidente. Testi “importanti”, di grande sensibilità, talvolta duri, disillusi, altre volte pieni di speranza, seppur con un velo di malinconia che sembra quasi aleggiare su ogni singolo verso. L’impianto strumentale risulta ben strutturato, talvolta discreto al servizio della voce, ma, all’occorrenza, anche più deciso, sempre raffinato, e mai vuoto contenitore di estetismi fini a se stessi. Il tutto grazie, anche, al valore aggiunto offerto da strumenti “colti” come il violino, il sax, il violoncello, il flicorno che personalizzano al meglio molti dei sei brani di “E pensa che mi meraviglio ancora".
Ma Il Porto Di Venere è soprattutto una rock band e lo scopriamo subito nel brano iniziale “Formidabile” nel quale la sezione ritmica non si fa certo pregare per intensità, le tastiere di Roversi non sono da meno tra Hammond e piano e l’elettrica di Montanari si “guadagna” un ampio spazio. Emozionante la sezione acustica scandita da violino, arpeggi di chitarra, flicorno e violoncello. Pirotecnico il finale con un crescendo ritmico notevole a cui si va ad aggiungere pure il sax di Remondini. “Stop al televoto” è una denuncia verso la pochezza della società odierna, del suo nutrirsi e vivere di falsi miti e di idoli di plastica. Musicalmente meno avventurosa della precedente, fin troppo “moderna” in certe sonorità e ritmiche ma dal testo che invita a più di una riflessione. Molto toccante “Dahlia” (liberamente ispirata alla storia dell’assassinio, rimasto impunito, di Elisabeth Short), non solo per le liriche, ma per l’esile e morbida musica in cui prevalgono gli archi, le chitarre acustiche su cui si posano, delicati, gli altri strumenti. Un pezzo davvero ricco di pathos e che colpisce nell’anima.
A seguire è posto il brano più lungo della raccolta, “Miserere sovietico (Dalnik - ottobre 1941”), oltre dodici minuti che ricordano l’eccidio di migliaia di Ebrei nei pressi di Odessa nel corso della II guerra mondiale. Qui la band ed il duo Roversi/Di Tollo si ricordano che provengono (anche) dal prog sinfonico e danno vita ad una mini-suite dalle sfaccettature plurime. Ogni singolo intervento, dal lungo “solo” di Montanari a quello del Moog di Roversi o del violino di Zeni è perfettamente funzionale al brano. Volendo, potrebbero riproporne gli schemi con facilità e con uguale risultato ma, legittimamente, vogliono esplorare anche altro in un contesto sempre improntato alla musica “intelligente”. La title track, di cui è in circolazione un video su You Tube, mi ricorda la poetica del duo Nocenzi/Di Giacomo di “ E mi viene da pensare”… raffinata, elegante…
L’album si chiude con “…e ancora…” l’unico brano interamente strumentale presente. Otto minuti magnetici dominati dal sax e dal flicorno ed un costante crescendo in cui incalza la chitarra di Montanari con chiusura in dissolvenza ancora del sax. Ottimo pezzo che forse avremmo collocato a metà lavoro non alla fine. “E pensa che mi meraviglio ancora” mantiene e, anzi, amplifica, le aspettative che il progetto prometteva. La qualità testuale e strumentale è davvero molto elevata, senza effetti speciali, ma ricca ed attenta ad ogni particolare, ad ogni sfumatura.
Se proprio vogliamo trovare un appunto da sottolineare (linea a matita… sottile…) è che avremmo gradito qualche digressione strumentale più spericolata in qualche frangente, ma si tratta, appunto, di dettagli. Non mi spingo a consigliarne vivamente l’acquisto… con un poco di presunzione, lo imporrei proprio!! Eccellente ed appassionante ed un plauso ai testi che “costringono” all’ascolto… cosa non così scontata nel progressive italiano.



Bookmark and Share

 

Valentino Butti

Collegamenti ad altre recensioni

ARENA, DI TOLLO, MARRAS Arena - Di Tollo - Marras 2012 
CAVALLI COCCHI LANZETTI ROVERSI Cavalli Cocchi Lanzetti Roversi 2011 
CRISTIANO ROVERSI The park 2004 
CRISTIANO ROVERSI Antiqua 2012 
LANZETTI ROVERSI Quasi English 2015 
MAURIZIO DI TOLLO L'uomo trasparente 2012 
MAURIZIO DI TOLLO Memorie di uno sparring partner 2015 

Italian
English