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VESILINJA Vesilinja Savusauna 2021 FIN

Il chitarrista Aake Salmi ed il tastierista Niko Saarinen, dopo la dissoluzione del loro precedente gruppo, decidono di continuare a suonare insieme, prima come duo e successivamente reclutando nuovi membri e dando vita a una nuova band con la mente decisamente indirizzata al Progressive rock degli anni ’70, con influenze assolutamente percepibili di artisti della natia Finlandia, primi fra tutti i Wigwam. Il nome di questa nuova band (linea d’acqua… o linea di galleggiamento) trae ispirazione dai cognomi acquatici dei due (‘salmi’ significa stretto e ‘saari’ isola), unita al fatto che entrambi siano anche astemi.
Il primo album esce dunque nel luglio del 2021 e contiene 6 brani, tutti di durata media omogenea, introdotti dalla brillante “Aamulla”, brano caratterizzato da uno scintillante flauto tulliano che ci mostra immediatamente le caratteristiche della band, tra le quali tocca annoverare un cantato non sgradevole ma di certo non irresistibile da parte di entrambi i vocalist (lo stesso Salmi e Topias Ahola, che suona anche il sax) a fronte però di liriche molto verbose in cui i momenti strumentali ci sono ma non sono particolarmente prolungati.
La successiva “Heinäkuorma” ha movenze decisamente più riflessive e melodiche; un brano che si tiene un po’ in bilico tra tendenze floydiane e caute atmosfere folkish. Le ritmiche su “Vaihtoehto Järjelle” tornano a farsi brillanti, con begli intrecci tra flauto, sax e chitarra acustica. Le tastiere, pur annoverando Hammond, Moog e quant’altro, non prendono mai il sopravvento e si autolimitano a compiti di basso profilo, lasciando quasi sempre il ruolo di protagonista agli altri elementi della band. “Valtias” ha umori quasi giocosi, con il sax che a momenti avrebbe potuto anche essere sostituito da un crumhorn, giusto per voler arricchire le atmosfere bucoliche di questo brano, con una chiusura degna delle migliori feste campestri.
Gli ultimi due brani sono rispettivamente il più breve e il più lungo dell’album, con una durata di 5 e 9 minuti; “Ihmisen Lapsi” ha decisi sentori psichedelici e beat, con un andamento movimentato e trascinante che dal vivo inviterebbe certamente il pubblico a ballare e scatenarsi in pista. “Prisma” si muove invece in maniera più discreta, con una base di chitarra acustica e un sax di sottofondo che di tanto in tanto lasciano spazio a brevi escursioni solistiche del sax stesso, della chitarra elettrica e (finalmente!) delle tastiere. Su tutto, il solito cantato onnipresente e un finale affidato ad un solo di flauto, le cui note ci congedano da quest’album e da questa band.
Un album che accolgo più che positivamente, pur non rilasciando sentimenti di stupore o di entusiasmo incontrollati. Quarantacinque minuti piacevoli e anche divertenti che non possono non lasciarmi andare a giudizi di positività, pur moderata.



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Alberto Nucci

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