Abbiamo avuto il piacere di conoscere Nerissa Schwarz nei Frequency Drift, gruppo tedesco guidato dal tastierista Andreas Hack la cui formula musicale di raffinato prog rock si mantiene in delicato equilibrio tra tentazioni autoriali, interessanti contaminazioni folk e buone velleità elettroniche, il tutto condito da umori ombrosi dalle tinte goth o dark che dir si voglia, un po' White Willow e a tratti un po' Gathering dell'ultima fase.
Nerissa Schwarz in questa sua seconda prova solista approfondisce il discorso musicale intrapreso all'interno degli ultimi dischi dei Frequency Drift per una raccolta di nove brani interamente strumentali, creando di fatto un concept album il cui tema centrale è quello di una IA che diventa piano piano consapevole della propria esistenza, la coscienza in un computer, la consapevolezza della macchina che si fa essere vivente: “New Eyes For Laika” riflette inquietudini e riflessioni che si sviluppano a partire dalla criptica “Making Plans In The Dark” fino all'epilogo drammatico ed epico di “Making Plans For Depature”, composizioni che si articolano come una narrazione in musica coerente e ben strutturata.
Insieme con la partecipazione di Andrea Hack alle tastiere, Nerissa Schwarz ha creato un quadro sonoro freddo ed affascinante di austero neoclassicismo mai sopra le righe, attraverso il quale si insinuano le trame di un'elettronica discreta ed atmosferica, speziata dagli stessi umori dark e gotici che puntualmente fanno breccia anche nella musica dei Frequency Drift. Nella creazione di questa piccola opera sci-fi musicale la Schwarz ha avuto un tocco molto delicato e poetico ma allo stesso certi passaggi decisamente tetri nella loro glacialità tecnologica sono riusciti ad evocare immagini e sensazioni più vicini ad un incubo tecnologico tutt'altro che rilassante.
La visione di “New Eyes For Laika” è dunque ambigua nei suoi chiaro-scuri, com'è giusto che sia e non potrebbe essere diversamente... però, in fondo, con il trascorrere dei brani, si ha un po’ l'impressione che la Schwarz sia propensa ad sorta di fiducia verso la protagonista artificiale della nostra storia. Tutto dipende da chi ha “cresciuto” ed educato Laika, suppongo!