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AGUSA Noir Kommun 2 2024 SVE

Dall’ultimo album, “Prima materia”, uscito appena lo scorso anno, la line-up degli Agusa è rimasta stabile, cosa piuttosto insolita per una band che ha vissuto continui e tormentati rimaneggiamenti fin dagli esordi nel 2014. Questa stabilità si riflette in un album maturo e molto particolare dal momento che si tratta di una colonna sonora e più precisamente della colonna sonora del film “Malmö Noir”, un poliziesco ambientato in quella che è considerata la capitale del crimine del nord Europa, girato all’epoca della pandemia.
E’ strano vedere la musica degli Agusa spezzettata in ben 15 tracce, dal momento che la band ci ha spesso abituati ad ampie suite dai contorni indefiniti, ma in realtà l’opera va ascoltata in un unico respiro perché ha una coerenza nel suo insieme, come un grandissimo arazzo fatto di tante scene tutte incredibilmente concatenate. Il sound è assolutamente delizioso, torbido, psichedelico, brumoso, vellutato, spontaneo e sembra quasi che l’album sia stato registrato in presa diretta tutto d’un fiato, anche se ciò non corrisponde al vero, dal momento che è stato inciso in realtà in momenti diversi. Alla musica si intercalano alcuni passaggi recitati che contribuiscono a fare da filo conduttore, anche se a me, come penso anche a voi, non sono molto di aiuto visto che sono in svedese.
Dovendosi adattare alle immagini e a diversi stati emotivi, la musica subisce innumerevoli variazioni che ci permettono di conoscere il gruppo da più angolazioni. Il loro groove è comunque sempre riconoscibile e ritroviamo splendidi impasti organistici, momenti di inebriante psichedelia che fanno pensare agli Ozric Tentacles, colate di Mellotron, contaminazioni folk speziate guidate dal flauto con suggestioni che ci riportano a Bo Hansson , Kebneikaise ma anche a Fläsket Brinner e Trettioåriga Kriget nei momenti più ruvidi e concitati.
Uno dei momenti più suggestivi è rappresentato da “Skånsk rapsodi”, presente in due versioni, la prima più pastorale e la seconda, introdotta dal solo pianoforte, più intensamente sinfonica. Anche “Stad i mörker”, notturna ed ombrosa, ha una “repris” più avanti, in modo che le sensazioni e le emozioni riaffiorino al momento giusto. In particolare la ripresa è inondata da un possente organo Hammond in stile Bo Hansson che si sublima in una sorta di blues dai riflessi psichedelici. Fra i momenti più grezzi ed estasianti citerei la psichedelica “Omvändelsen”, caotica ed estasiante, un po’ in stile Siena Root, come anche “Skottet i parken”, un autentico trip folk psichedelico.
Per la sua particolarità questo album potrebbe essere considerato qualcosa di marginale nella discografia del gruppo ma secondo me non bisogna cadere in questo errore di valutazione. Lo considererei piuttosto come un’interessante opportunità di ascolto in cui le idee appaiono forse un po’ disperse e frammentate ma in ogni caso di ottima qualità e in ragione di questo credo che non farò fatica a collocare “Noir” fra le uscite più significative del 2024.

 

Jessica Attene

Collegamenti ad altre recensioni

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