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TOMAS ERIKSSON |
Saga från ett skogsbryn |
Coop Records Gotland |
2023 |
SVE |
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Tomas Eriksson è noto ai cultori del Progg scandinavo per essere stato, negli anni Settanta, il bassista dei Kaipa. Questo “Racconto ai margini della foresta” è il suo primo e ad ora unico album solista e trae ispirazione da una trilogia di romanzi dello scrittore Martin Bärjed che ha accompagnato il musicista ed i suoi amici nel corso di una traversata dell’Atlantico qualche anno fa. Non so nulla circa questa opera letteraria di cui ho trovato copie e recensioni soltanto in svedese ma l’album di Eriksson, purtroppo non molto pubblicizzato neanche negli ambiti più specializzati, è sufficiente a creare suggestioni incantevoli che sembrano riguardare la magnificenza della natura. L’impatto è molto soft e di chiara matrice sinfonica con escursioni in ambito folk ed un linguaggio musicale che ci riporta molto a Bo Hansson. Le melodie sono spesso disegnate dal flauto, con soffici tappeti di Hammond e l’intervento garbato della tromba. Tracce eteree come “Gårdskulle By” o “Skuggorna Omkring Oss” si alternano ad episodi più corposi come “Dårhundar”, più sostenuta nel ritmo con riferimenti che ci riportano generosamente ai Camel. “Lisas Elektriska Kapaciteter” è intrisa di aromi psichedelici e ci riporta alla bellezza di certi scenari tipici dei Kebnekaise. I suoni di questo album sono piacevolmente indefiniti e riverberanti, hanno un sapore autenticamente vintage e sembrano e sembrano provenire direttamente dal passato glorioso che aveva visto i Kaipa come grandi protagonisti del prog sinfonico svedese. Le tracce son o tutte strumentali e sono molto pittoriche. Non ho specificato che questo album al momento è disponibile soltanto in vinile e “Sumas Eldar”, tenebrosa ed asfissiante, si trova ad avere il ruolo di traccia conclusiva del lato A. Riguardo il lato B, mi piace ricordare “Eld Runt Tjärnen” per le sue cadenze folk ma trovo interessanti anche episodi decisamente dilatati come la conclusiva “En Ogenomskådlig Hinna Är Natten”, notturna e sacrale o come “Sakta Mot Tjärnen”, costruita sulla bellezza di pochi elementi chitarristici con uno sfondo d’organo che ricrea perfettamente certe inconfondibili ambientazioni sonore tipiche di Bo Hansson. Ingiustamente questo disco è passato sotto traccia: con garbo e semplicità ci riporta direttamente ai fasti del passato, un passato che appartiene di diritto a Tomas Eriksson e che rinasce a nuova vita con nuove melodie dal sapore retrò. Per i cultori del Progg svedese lo considero un acquisto consigliato.
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Jessica Attene
Collegamenti
ad altre recensioni |
KAIPA |
Kaipa |
1975 (Musea 1993) |
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