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MAURO MONTOBBIO |
Scattered memories |
Mamo Records |
2024 |
ITA |
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Dopo tre validissimi dischi usciti tra il 2006 e il 2014 con la sigla Narrow Pass, Mauro Montobbio decide di usare il suo nome vero per questo lavoro del 2024 intitolato “Scattered memories”. Diciamo subito che stilisticamente non si discosta moltissimo dai lavori precedenti, quindi anche in questa occasione siamo di fronte prevalentemente ad un prog romantico/sinfonico di derivazione Genesis e Camel. Mauro è impegnato, oltre che nella composizione della musica, con chitarre e tastiere ed è come al solito coadiuvato da musicisti di qualità, a partire da Nick Magnus, Dick Cadbury e Pete Hicks, tutti ex collaboratori di Steve Hackett, e proseguendo con Elisa Montaldo e Fabio Gremo del Tempio delle Clessidre, giusto per citare i più noti. In cinquantasei minuti possiamo ascoltare dieci bei brani, con l’iniziale “Destinazioni” che apre alla perfezione le danze con temi, fughe e intrecci strumentali che devono sicuramente molto a “A trick of the tail” e “Wind and wuthering”, con in più una soave voce femminile che dà un tocco più mediterraneo rafforzato anche dal testo in italiano. Gli altri due pezzi cantati, “Into the light” e “Heaven is crying”, sono invece in inglese; il primo rimanda ai Genesis più pastorali ed ha un bel finale con assolo epico di chitarra elettrica, il secondo è un gioiello carico di pathos, con cantato sia femminile e maschile, chitarra che si muove alternando echi di Steve Hackett e di Andy Latimer, orchestrazioni maestose, melodie ariose e vagiti floydiani. Il resto dell’album è strumentale e si muove tra soluzioni più vicine ad un solido new-prog con intermezzo di piano classicheggiante (“Take a mile in my shoes”), romanticismo hackettiano intriso di malinconia, con tanto di interventi di sax (“No man’s land”), due raffinatissime perle di stampo classico che vedono come protagonisti principali (ma non unici) chitarra acustica e flauto (“Forever friends” che contiene anche uno splendido e breve guitar-solo elettrico e il bozzetto di un minuto “A stroll in the park”), fino ad arrivare al gran finale scandito dal crescendo maestoso di “A march for hope”. Menzione a parte per “The gate”, nove minuti e mezzo suddivisi in tre parti, che rimandano ancora con gran gusto ai primissimi Genesis post Gabriel con un prog d’alta scuola dalle dinamiche ben studiate, che va avanti tra cambi di tempo e di atmosfera, momenti solistici ed altri di insieme, passaggi fragorosi alternati a oasi di tranquillità, slanci banksiani, timbri elettrici ed acustici ed il giusto tocco melodico. Anche se il mercato prog è inflazionato di prodotti derivativi con chiare influenze ci sentiamo di consigliare vivamente “Scattered memories” a chi non si stanca mai di ascoltare dischi del genere, perché Mauro Montobbio ha quel quid in più rispetto a molti degli artisti che si presentano su un campo simile. Nulla di originale, ma tutto fatto bene. Molto bene.
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Peppe Di Spirito
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