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DRIFTING SUN Twilight autoprod. 2017 UK

Terzo album della seconda fase della carriera dei Drifting Sun, dopo i due album pubblicati sul finire degli anni ’90. “Twilight” è, lo diciamo subito, l’adeguato successore di “Trip the Light Fantastic” del 2015 e di “Safe Asylum” dell’anno successivo. La line-up della band, capitanata dal tastierista Pat Sanders, è rimasta praticamente stabile rispetto al lavoro precedente (con la sola eccezione dell’ingresso di Mathieu Spaeter alle chitarre) e questo ha senz’altro contribuito ad aumentare il “feeling” che “Twilight” trasmette sin dai primi ascolti. Non un album che riserva grosse sorprese, ma senza dubbio elegante e con belle melodie che rimangono impresse nella mente. Chiaro esempio è la title track posta ad inizio lavoro: un new prog agile e scattante dominato dalle tastiere di Sanders e dalla chitarra di Spaeter che assecondano la vivacità del cantante Peter Falconer. “Soldiers” si affida ad incastri vocali molto piacevoli e di un alternarsi tra momenti sinfonici ed altri più di atmosfera, come nel finale. Aperto da un prolungato “solo” dell’elettrica, liquida e sognante, è “Mystery of Life” che poi si svolge in un notevole crescendo, ormai trademark della band. Un tappeto di tastiere attraversa “Summer skies”, con un altro paio di begli interventi di Spaeter a suggellare il cantato di Falconer.
Abbandonate, o quasi, gli accenti più heavy, rimane quindi un sound più romantico e sognante che affonda le sue radici più lontane nei Genesis (post Gabriel), nei Pendragon (anni ’90) e, più in generale, in tutto il new prog inglese, anche, minore (Abel Ganz, Comedy of Errors…) che comunque, nel corso degli anni, ha saputo ritagliarsi uno spazio importante nel cuore degli appassionati. Naturalmente il tutto viene rielaborato dalla band con creatività e discreta personalità. C’è poi “Remedy”, una piacevole soft song, a tinte color pastello e con un bel refrain che scivola via dolcemente. L’ultima traccia, “Remain, è un altro riuscito “bigino” new prog con tastiere in primo piano e un notevole “solo” di Spaeter. Apprezzabile, al solito, la duttilità vocale di Falconer, sia nei momenti più tirati che in quelli più “intimisti”. Il finale del pezzo rimanda alla linea melodica principale della title track. “Outside” rappresenta una delle poche eccezioni in cui il sound è più heavy: chitarra sferzante ed una ritmica più decisa conferiscono al brano un bel “punch” che farà la gioia degli amanti di queste sonorità.
Un lavoro senza punti deboli evidenti, certamente non innovativo, ma di piacevole ascolto e che certamente conquisterà i cuori romantici di numerosi appassionati di new prog “tradizionale”, desiderosi di lasciarsi cullare dall’aria frizzantina sprigionata dai Drifting Sun.



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Valentino Butti

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