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ENSEMBLE NIMBUS |
Garmonbozia |
TonArt/Record Heaven |
2000 |
SVE |
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Confesso che una volta data un'occhiata ai credits di questo terzo cd degli EN quasi mi veniva un colpo, Tomas Bodin presente in due brani?!?! Subito ho pensato ad un improvviso ripensamento artistico, un allontanamento dalle tematiche musicali dei precedenti lavori... beh niente di più falso! Una volta inserito il disco nel lettore vengo subito travolto da "Three stories from the blue cage", brano d'apertura nonché il più esteso del disco, una suite di undici minuti sviluppata in tre movimenti differenti come una vera e propria sinfonia in cui l'attitudine zeuhl del gruppo si riunisce ad indiscutibili influenze frippiane dando vita ad un brano decisamente singolare ed apocalittico. In realtà il disco sembra che abbia dovuto affrontare una gestazione piuttosto travagliata e lunga visto che i brani sono stati registrati nell'arco di tre anni, eppure fortunamente ciò non va a discapito dei brani. Tutto sommato, rispetto al precedente "Scapegoat", non mi sembra che vi siano partcolari scossoni, forse il lato più propriamente zappiano della loro musica è ancor più messo in evidenza a discapito di certe oscurità zeuhl che per qualcuno potrebbero risultare di difficile digeribilità. Personalmente i brani che preferisco, sono quelli in cui Almkvist e compagni approfondiscono il lato maggiormente eclettico dei loro stili come in "Scapegot", undicesimo brano del disco, dove tipici elementi RIO si sbilanciano in ritmiche cadenzate e vocalizzi che definir grottesche sarebbe poco (Samla Mammas Manna?). Bellisimo è il quinto brano, un breve ed ipnotico jazz psichedelico come interessante e decisamente sviante è "Tornado hunting" che curiosamente mi ha fatto tornare in mente alcuni episodi del freak prog tedesco anni 70. "Anita's scarf" invece è un ottimo esempio di RIO fusion... o meglio: prendete alcune contorsioni strumentali alla Zappa ed avvicinatele prepotentemente ad una malinconica fusion vicina a certi Minimun Vital ed otterrete un brano molto particolare! Infine ecco arrivare la conclusiva "Nose painting", un toccante affresco sonoro per pianoforte e tastiere. Insomma, credo che questo disco in qualche modo possa piacere a tutti, la musica certamente è ultraconcettuale ma non è affatto criptica, anzi... quindi fatevi sotto ed acquistate!
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Giovanni Carta
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