Parallelamente al terzo disco degli Ensemble Nimbus ecco arrivare sul nostro lettore digitale l'ottimo secondo lavoro solista di Haakan Almkvist, chitarrista e leader degli EN, pronto ad offrirci un viaggio totalmente strumentale dai forti accenti psichedelici verso lontane e profumate terre asiatiche dalla durata di 49 minuti in cui musica raga, schegge elettroniche e soffusi campionamenti si fondono senza particolari traumi... mantenendo intatto il profondo rispetto che Almkvist nutre per la cultura indiana. Ascoltando con attenzione il disco ho l'impressione che in questo nuovo lavoro, ancor più che nel precedente "Sadhu", la naturale propensione dell' artista verso forme di crossover stilistici sia ben evidenziata pur mantenendosi all'interno dei canoni tipici della musica indiana. I primi due brani si mantengono fedeli ai classici archetipi dei raga, il primo dalle cadenze maestose e misteriose, degno pezzo d'apertura, mentre il secondo aumenta sensibilmente il ritmo per dar inizio alle danze che s protraggono con la terza "Rat bag", una singolare prova di versatilità ritmica in cui viene evidenziato a mio parere l'origine del significato jungle (in riferimento alle ultime tendenze dancereccie). Per il quarto brano giungono due vecchi compagni d'avventura di Almkvist, Lars Bjork e Hasse Brunjusson, per un baccanale elettronico che in qualche modo ci riporta a certe atmosfere degli Ensemble Nimbus... una vera "Snake dance"! E ambientazioni elettroacustiche iperritmiche la fanno ancora da padrone nelle successive "Mayida" e "Cosmic dancer", forse i brani più interessanti e visionari dell'intero disco, in particolare il sesto brano si fa notare per un bell'assolo di sitar su gelide ambientazioni della migliore tradizione cosmica. I restanti brani si assestano stilisticamente in linea di massima sugli eccellenti parametri descritti sopra ad eccezione del simpatico e rilassato raga caraibico di "Kulfi", e dell'estasi conclusiva di "Princess of clouds", cinque minuti di sogno per chitarra elettrica e tabla.