L'ipertecnicismo non muore mai. Per volere o per potere il carattere di un musicista emerge inevitabilmente lasciando al nostro orecchio il compito di smascherare l'egocentrismo o un'innata abilità. Se colta con attenzione si può apprezzare a dovere la giusta distribuzione compositiva di questo gruppo. Attivi fin dai primi anni 80, passati attraverso la SynPhonic e la Musea con vari progetti e ristampe concretizzano se stessi con un nuovo album dalle insperate sfaccettature. L'introspezione musicale mescola gli archetipi del prog americano con una visione molto varia ma decisa. La base che unisce le idee di questi musicisti è molto attuale. Non si disdegnano suoni digitali dove anche gli attimi più aggressivi ricordano timbriche alla Magellan. Dei lavori interamente strumentali conosciamo ormai bene i rischi ma quella leggera amalgama tra i pezzi non appesantisce troppo l'attenzione del momento. L'interesse sembra direzionato quindi verso temi progressivi sinfonici con le dovute aperture di tastiere e molte elaborazioni a sfondo melodico. Reduci del recente NearFest sembrano voler mantenere alta la tradizione progressiva a stelle e strisce.