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Doppia uscita contemporanea per Arjen Lucassen, in arte Ayreon. Ogni disco è in vendita a prezzo pieno e questo ci fa arrabbiare subito. Dopo l'acquisto ci rendiamo poi conto che questo concept (perché di concept si tratta) non avrebbe potuto essere messo su un doppio album, perché i dischi sono tra loro davvero diversissimi e avrebbero potuto scontentare qualcuno. Il primo cd infatti è zeppo di canzoni lunghe ma assai lente, delle ballate progressive (ma nemmeno troppo, in fondo...) che sono immerse nell'elettronica tanto cara ad Arjen. Il secondo disco invece è un' accozzaglia di heavy prog in varie salse. Tanti (leggi troppi!) gli ospiti illustri: da Damian Wilson, a Lana Lane, passando per Bruce Dickinson e Fabio Lione, per Clive Nolan e per Erik Norlander. Tuttavia il lavoro che esce fuori è in realtà frammentario: si pensi che ogni canzone, sia del primo che del secondo disco, è cantata da un vocalist diverso! Magari qualche spunto interessante, soprattutto in "The Dream sequencer", si trova anche, però è spesso sovrastato da tanta ridondanza. Secondo me manca un filo conduttore che aveva caratterizzato l'opera precedente "Into the electric castle", nella quale i personaggi erano più approfonditi e le parti dei vocalist e dei musicisti erano assegnate in modo più mirato e meno pensando a mettere su un dream team come è avvenuto in questa doppia uscita. Vabbè, non posso nascondere che questo "Universal migrator" mi abbia deluso, e anche tanto. Intendiamoci, non è suonato né cantato male, ma è davvero poco ispirato. Un passo assai dispersivo e decisamente falso per il nostro Arjen, al quale continuiamo a dare comunque fiducia, visti i suoi precedenti.
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