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ANTONIUS REX Praeternatural Musik Research 1980 (Black Widow 2003) ITA

Atto conclusivo della tormentata vicenda a firma Antonius Rex, "Praeternatural" si svela finalmente al grande pubblico con le preziose peculiarità che lo contraddistinguono. Da un disco originariamente editato nel 1980 ci si poteva forse attendere qualcosa di diverso dalle opere precedenti, sia sul piano compositivo che su quello meramente sonoro, invece "Praeternatural" risulta in definitiva prossimo al prometeico spirito che ha (ri)animato non solo le creature "Neque Semper Arcum Tendit Rex" e "Anno Demoni", ma pure la jaculiana "In Cauda Semper Stat Venenum"! A questo punto, da un simile paradosso temporale emerge un logico dubbio: sono irrevocabilmente "Zora" e "Ralefun" le figlie bastarde? O il lavoro odierno di ritocco in studio è stato decisivo?
Ma si tratta di domande oziose, laddove ci si concentri, com'è doveroso, sui cospicui e meritevoli contenuti di "Praeternatural". Ad eccezione di "Vox Populi", pura narrazione (in inglese) della storia e degli intenti alla base della parabola artistica di Jacula e Antonius Rex, e fatte salve anche le consuete parentesi declamatorie all'interno dei pezzi, il disco è sostanzialmente strumentale: qui più che altrove, infatti, assistiamo ad una ricerca effettistica che poi ritroveremo, non a caso, nei primi LP di Doris Norton. Ad esempio nei dieci minuti di "Halloween" un synth volutamente monocorde instilla brividi a fior di pelle, prima di cedere il passo a una macabra cavalcata condotta dagli archi e dal pianoforte; la tensione sale ancora quando il riff è doppiato dalla chitarra elettrica di Antonio Bartoccetti, artefice di un bell'assolo, ed appare notevole pure il pianoforte emersonian-simonettiano nel finale. La breve "Falsum et Violentia" è in pratica una variazione sul celeberrimo tema di Halloween (quello di Carpenter), mentre con la title-track abbiamo il capolavoro. Bartoccetti e la Norton non si fanno problemi nell'innalzarsi verso quei territori cosmici già cari ai Tangerine Dream, poi un'impressionante recitazione annuncia la nascita di un essere preternaturale. Segue un grandioso tema per organo e chitarra, davvero molto dark: si possono unire Bach e Black Sabbath? Certo, e qui v'è la dimostrazione. Si permane su livelli d'eccellenza con gli incubici dettagli di "Montsegur Legend", prima dell'altra suite "Capturing Universe", nel corso della quale sembrano spalancarsi remote segrete di diroccati manieri medievali. Un vocione sintetizzato, cui si accompagna l'aggressiva chitarra, si alterna con un solenne organo molto à la Goblin e a cori quasi gregoriani. Ci ritroviamo di nuovo immersi nelle profondità siderali, ma forse nella loro dimensione più nera e incubica, con gli undici minuti di "Invisible Force": la voce di un bambino (l'essere preternaturale è ora fra noi? Proviene dallo spazio?) si perde fra usci scricchiolanti, e il consueto connubio piano/archi è magicamente intriso di pathos. Viene inoltre accennato un tema che sarà riutilizzato, di lì a poco, nella carriera solistica della Norton ("Hypnotised by Norton", in "Parapsycho", e "Erosraptus", in "Raptus").
L'orrido e il sovrannaturale si celano ovunque: anche dai normali disegni delle pietre di un antico muro - vedi il booklet - possono emergere creature poco rassicuranti. E forse non è finita qui...

 

Francesco Fabbri

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