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Concettualmente identificabile come logico seguito di Magic Ritual, di cui rifinisce le intuizioni sonore, e beninteso non solo quelle, Switch on Dark costituisce il vero, assoluto manifesto dei “nuovi” Antonius Rex. Attraverso l’ora in cui si dipana l’opera, gli incubi segreti, le mistiche ossessioni, le arcane rivelazioni del combo trovano un’ideale messa in scena.
Il CD inizia subito con un grande pezzo. “Perpetual Adoration”, dopo luttuosi rintocchi di campane a morto, si distende in un evocativo connubio di chitarra acustica e pianoforte, quantomai orrorifico e atmosferico. Ciò prelude, secondo uno schema che ritroviamo anche nelle altre tracce, all’entrata della cupa chitarra elettrica e delle ritmiche moderne. Davvero un imponente saggio di lugubre techno-ambient del terzo millennio! Nera come la pece è la rumoristica avanguardia della più concisa “Damnatus in Aeternum”, realmente terrificante nelle sue improvvise deflagrazioni, ma è con gli oltre 19 minuti della title-track che lo sforzo compositivo si fa massimo. Il mosaico è perfetto: l’ipnotica litania, le lunghe, jaculiane note d’organo, gli archi decadenti... Quando le scansioni diventano marziali, pare un cinereo accompagnamento verso un immaginario patibolo; ottime le parti solistiche della chitarra ed azzeccata l’alternanza fra maligni vocioni e aerei cantati femminili. “Darkotic” parte con la consueta effettistica che condisce aromi acustici; dopo la decadente orchestrazione, esplode un funebre dark-metal dove i cori, densi di occultismo, giocano un importante ruolo. Si vive un angoscioso... quarto d’ora con “Fairy Vision”: la pioggia e un inquietante, parossistico respiro fomentano il clima d’attesa, rendendolo pregno di emotività; la ripresa dei temi già ascoltati avviene in chiave ancor più infernale, e un epico organo sottolinea probantemente il tutto, insieme a quegli accenti para-gregoriani che caratterizzano pure la conclusiva “Mysticdrug”. Oltre al CD, nel digipack troviamo anche un DVD che contiene il videoclip di “Perpetual Adoration”: di forte impatto e realizzato in maniera davvero professionale (anche se il look del protagonista maschile sembra un po’ quello del commissario Montalbano), costituisce la più palese dimostrazione di quanto accennavo all’inizio, ovvero la continuità programmatica con la precedente release, dato che vi si narra un’iniziazione.
Per chi avesse avuto ancora dei dubbi in proposito, con Switch on Dark appare inconfutabile che Antonius Rex ha definitivamente forgiato un proprio stile, lontano da paternità putative, originale e del tutto riconoscibile. Se a ciò si aggiunge l’eccellenza dell’incisione, non si può non concludere con due sole parole: decisamente consigliato!
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