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DANIEL DENIS |
Les eaux troubles |
Musea |
1993 |
BEL |
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La musa progressiva d'oltralpe ha ultimamente insegnato ad aspettarci di tutto quando si accinge a sfornare una nuova produzione. La tendenza è stata rinnovata con questo debutto discografico del belga Daniel Denis (percussionista degli Univers Zero). Il CD si propone subito per un pubblico che è alla ricerca di qualcosa di particolare e che, magari, riesce ad apprezzare la spigolosa musica per batteria quale quella dei SIEGES EVEN. Il boccone da digerire non è dei più semplici, e ad essere sinceri a me è rimasto un po' indigesto. La musica è impostata in modo tale da rendere in maniera quasi esclusiva un saggio delle capacità (abbastanza notevoli) di Denis alla batteria, che rappresenta quindi il vero e proprio strumento principale. Le scarse tastiere (suonate dallo stesso Denis) restano poi relegate a far da tappeto alle evoluzioni percussionistiche a cui avevo già accennato. Sporadiche apparizioni, fra una rullata ed un'altra, fanno altri strumenti (cello, sax, chitarre, clarinetto) e relativi strumentisti. L'impostazione sonora è inoltre sempre molto cupa e oppressiva... A questo punto mi sorge spontanea una domanda: ma perché MUSEA da un lato ripropone ottimi lavori di progressive classico come IVORY, KAIPA, NEUSCHWANSTEIN, LA ROSSA ecc. e, dall'altro, intraprende queste nuove produzioni che pochissimo hanno a che spartire con il concetto di progressive, inteso come rock barocco o sinfonico, tralasciando tanti validi gruppi sicuramente più appetibili dal lato musicale?
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Giovanni Baldi
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