A quanto si legge in giro, questo rappresenta l'album della maturità dei Sylvan, dopo gli incerti inizi dediti ad un immaturo new-Prog. Dite quello che volete, ma a me quell'immaturo new-Prog non dispiaceva, pur non facendomi gridare a chissà quale miracolo, mentre questo pur brillante Prog-metal non mi fa impazzire proprio. I Sylvan non è che si siano trasformati negli epigoni di Dream Theater o Queensrÿche, anche se la nuova tendenza paga un dazio notevole a questi due gruppi, specie al secondo, e soprattutto le tracce più lunghe presentano dei momenti abbastanza interessanti e delle situazioni complesse e ben strutturate. Obiettivamente parlando, dal punto di vista tecnico e compositivo i Sylvan sanno il fatto loro e riescono ad imbastire delle trame ben congegnate. Il fatto è che la maggior parte della musica presente in questo CD ha tendenze troppo estreme per le mie orecchie e a poco vale una pur bella canzone come "Given-used-forgotten" che infarcisce i suoi 13 minuti di melodie e orchestrazioni piene di emotività. La traccia finale poi è una ballad carica di romanticismo che lascia la bocca dolciastra, senza emozionarci più di tanto. Un album maturo, sì, di un gruppo che pare aver trovato la sua strada, ma che mi lascia con una sensazione di vuoto alla sua conclusione e senza la reale sensazione di aver ascoltato qualcosa, ma solo sentito, senza afferrare benissimo cosa.