Si tratta del sesto album per il gruppo di Robert Valet e musicalmente ci aggiriamo ancora sulle orme dei Pink Floyd. In questo "Force majeure" è presente altresì qualche traccia in più di musica elettronica, krautrock se volete, ma fondamentalmente la zuppa è sempre quella: lunghe e dilatate tracce, struttura concept ("meditazioni metafisiche ed ecologiche sull'Apocalisse con i poteri elementari della natura") ed atmosfere ampie e quasi mai sopra le righe, con molti momenti rilassati ed intimistici. I Solar Project ci hanno abituato ad album del genere, non sempre (anzi…) regalandoci dei momenti musicali da ricordare negli anni. Fortunatamente pare che "Force majeure" non sia dei peggiori, anche se la voce della nuova cantante Bettina Wirtz non è certo delle più gradevoli, ben più adatta, secondo me, a brani rock tirati. Il vostro lettore CD vi indicherà 13 tracce, quando inserirete quest'album, ma in pratica sono solo quattro le composizioni presenti, trattandosi, a parte la simil-Kraftwerk traccia d'apertura, di due lunghe suite (30 e 20 minuti) più un altro brano di 11 minuti; Per ciò che riusciamo a percepire, potrebbe anche trattarsi di un'unica mastodontica suite di oltre un'ora, tanto le singole parti si susseguono in modo quasi identico, con pochi sobbalzi. Il disco ha dei continui alti e bassi, senza decollare mai veramente, anche se talvolta ci illudiamo… ma la musica del gruppo è questa: essa va ascoltata per intero per essere apprezzata, nel bene e nel male, ed è difficile giudicarla al primo ascolto; a dire il vero rimane difficile anche ascoltarla una seconda volta. Di bei momenti il CD ce ne offre, tutto sommato, ma purtroppo si perdono in un mare di note dilatate e di verbosità musicale dalle movenze parkinsoniane. Il giudizio finale non è negativo in assoluto ma, come per i lavori precedenti del gruppo, avremmo apprezzato di più se fossero stati tagliati per lo meno 20-25 minuti dal computo totale.