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SAGRADO |
Farol da liberdade |
Sonhos & Sons |
1991 |
BRA |
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Ho una passione particolare per il rock sudamericano, o comunque di derivazione spagnola/portoghese: amo il loro senso della melodia così impregnata di latinità che si mixa in modo sublime con le ridondanze sinfoniche care al prog.
A proposito di ridondanze, i brasiliani Sagrado, che del prog sudamericano sono il gruppo di punta, sono stati da molti accusati di produrre musica eccessivamente pomposa, con riferimento ai loro primi due album (il lato A del secondo, "Flecha", è una vera e propria sinfonia). Beh, non saprei come definire se non pomposo un gruppo di cui si può cercare l'influenza più diretta in… Vivaldi? Colpa e merito del violinista e mente, nonché voce, dei Sagrato Marcus Viana: dite se l'apertura dell'album "Dança da fadas" non è riconducibile al compositore veneziano o ai suoi epigoni progsters Curved Air, che a lui dedicarono un brano nell'album di esordio. La stessa "Solidariedade" ha veramente il tono di una pièce orchestrale, mentre con la successiva "Amor selvagem" il tono cambia e diviene più melodico e lirico. "Pantanal", che segue, e la title-track, sono i pezzi che preferisco, forse perché miscelano al meglio il lirico col sinfonico, in quello che è praticamente il paradigma del prog latino. "Raio e trovão" è una canzone più tradizionalmente brasiliana, mentre la conclusiva "The central sun of the universe" è una piccola (ma lunga: 11 minuti) strizzata d'occhio a sonorità europee con un testo molto Yes-style ("Nous sommes du soleil") ed una musica dalle influenze più variate. Una bella ed inusuale (per i Sagrado) conclusione per un album che segna una bella maturazione per un gruppo che non si può dire solo folkloristico, bensì professionale e convincente.
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Alberto Nucci
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