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Una cosa che ho sempre trovato un po’ triste è dover stroncare il lavoro compiuto da musicisti professionisti dotati di grande tecnica e, come nel caso del Razor Wire Shrine, classico trio iper-tecnico formato da musicisti perfettamente preparati sul piano pratico ma ben poco dotati di fantasia, il talento sprecato è sempre un’occasione persa per proporre della musica veramente interessante. "Going deaf for a living" è un po’ il classico ripasso di metal strumentale con ambizioni progressive, sette composizioni impostate sulla classica formazione batteria-basso-chitarra dove gli strumenti vengono spinti continuamente al massimo, senza la capacità di andare al di fuori del cliché iper-tecno-metal-fusion. Per quanto certe intuizioni ed alcuni passaggi possano risultare gradevoli, in genere la musica ha la pessima tendenza di girare a vuoto attraverso le solite architetture costruite su assolo in crescendo, tempi dispari a profusione, dissonanze assortite ed un manierismo imperante. Mi domando, perché dover suonare musiche ed idee praticamente già eseguite centinaia di volte da altri musicisti, quando si ha l’opportunità di creare qualcosa di personale?
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