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QWAARN |
The word of Qwaarn |
Ipso Facto |
2004 |
CAN |
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Lo zampino dei Red Sand, e quindi dei Dagmähr, si intravede in questo nuovo progetto di Stéphane D (membro di entrambi i gruppi sopraelencati). A parte questa sua partecipazione a questo novello gruppo canadese, le affinità sonore con le band connazionali sono percepibili. Persino la voce di Mathieu Lessard (guarda caso cantante dei Dagmähr) ricorda quella di Stéphane nella sua performance con i Red Sand. Insomma è un bell'intreccio di parentele! A parte queste considerazioni genealogiche possiamo subito dire che la band parte, per così dire, in quarta: sceglie la forma del concept album e ricopre il tutto con una copertina di Paul Whitehead (forse non delle più belle, ma sicuramente inconfondibile nei tratti... e comunque la paternità del disegno è specificata a bella mostra sulla copertina stessa). La trama del concept è bizzarra: Djan scopre di essere l'eletto scelto da Qwaarn, il messaggero degli spiriti, per una missione volta a salvare la sua gente dai perfidi Virtz.
Premesso ciò siamo pronti a gettarci a capofitto nell'ascolto di questo esordio discografico. Più che verso i Marillion, l'ago della bilancia pende dalla parte del Prog sinfonico di maniera, con elementi riconducibili ai classici del passato, in primis i Genesis. I brani, nove in tutto, sono abbastanza variegati, con ricchi spunti tastieristici. Le canzoni, in diverse occasioni, stentano comunque a decollare: un esempio lo abbiamo quando entra in scena l'odiosa voce di Qwaarn nella title track. In altre occasioni i brani appaiono un po' contorti e la musica finisce con il crollare sotto il peso delle esigenze narrative della bizzarra saga. In particolare, fra descrizioni e dialoghi vari, la voce di Mathieu finisce col perdersi all'inseguimento di melodie vocali non lineari. L'ugola del cantante sembra per di più non in perfetta forma in questo frangente. Per quanto riguarda gli elementi sinfonici, questi sono graziosi e a volte lodevoli, anche se non originali; la costruzione delle canzoni, però, non è sempre equilibrata ed armonica.
Pare che la band abbia voluto un po' strafare; fatto sta che gli episodi migliori sono proprio quelli più semplici e rilasciati, come si può apprezzare nel delicato pezzo di apertura, dalle atmosfere più distese. Insomma, se volete sapere se Djan salverà la sua gente siete invitati all'acquisto, non c'è altro modo per saperlo. Se volete dell'ottimo Prog sinfonico, anche se un po' di maniera, dovrete aspettare forse il secondo album di questa band comunque promettente.
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Jessica Attene
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