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SHADOW GALLERY |
Room V |
Inside Out |
2005 |
USA |
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Sto ascoltando per la quarta volta questo CD. Prima non riuscivo ad esprimermi. Le sensazioni erano molto confuse, soprattutto per il paragone che, purtroppo, mi salta fuori automaticamente, con i Dream Theater. Considerando che nell’ultimo mese, Octavarium sarà passato tra le mie orecchie almeno quindici volte, si possono ben capire le difficoltà in questo nuovo ascolto. Comunque, a conti fatti (o quasi) non posso parlarne che bene. Room V è simile ai precedenti Shadow, ma al contempo più strutturato e compatto. Alcune scelte, soprattutto melodiche e ritmiche risentono un po’ troppo di un sound americano stantio (vedi Boston, Styx, Kansas, ecc.). Si tratta di un concept album, suddiviso in due capitoli di sette brani ciascuno, che gode di respiri molti ampi grazie alle doppie chitarre e alle doppie tastiere. I soli sono di alto livello tecnico e i duetti unisono, con tastiere toniche e chitarre alzate di una terza hanno una resa notevole. Non mi soffermo sui singoli brani, ma ritengo utile sottolineare parti molto interessanti su “The Andromeda Strain” e l’intero blocco finale a partire da “The Archer of Ben Salem”. Per gusto mio personale avrei preferito qualche ritmica un po’ più “craniosa”. Ma sulle scelte è difficile andare a sindacare. Molto ispirate e decisamente positive le parti più lente e d’atmosfera ben esemplificate nella splendida “Encrypted”. Se mi è consentito e sperando che la cosa non venga fraintesa da nessuno, mi verrebbe da definirlo un album “femminile”. Pur con le limitazioni citate il consiglio d’acquisto è sparso ad ampio raggio.
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Roberto Vanali
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