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Questo è il disco più eterogeneo e scombinato che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi anni. Globalmente è uno sbotto di egocentrismo musicale incredibile, perpetrato dal factotum della situazione Hans Jörg Schmitz, che oltre a “scrivere” (e poi vedremo il perchè del virgolettato) tutte le musiche a occuparsi della produzione, della registrazione e del missaggio, suona pure batteria, tastiere, chitarre, sounds and samples, con ospiti in alcuni brani per certe parti di chitarra, basso, mandolino e fiati.
I brani che compongono questa scorribanda di oltre 73 minuti sono 18 e variano dal minuto dell’esercizio di batteria “The King of Agogik” ai 20 minuti di prog anni ’70 di “Mc Wok (Voyage to innocence) part 1 e 2”.
Il problema essenziale di questo disco, come si è detto, è la totale disorganicità: troviamo all’interno tutti gli stili possibili del rock, dagli anni ’50 ad oggi. L’opener “Welcome” è un brano stile “Cinema” degli Yes e verso il finale è Hackett fotocopiato, la citata “Mc Wok” è Genesis fino al midollo, persino con un sample di “Los Endos” nella prima parte e uno di “Awaken” degli Yes nella seconda parte. Qui e là troviamo samples di tutti e di più, dai Pink Floyd ai Queen, dai Rush ai Marillion, da Ravel a Respighi, mescolati tra trasmissioni radiofoniche, blues, jazz, AOR, Pop, Heavy, e persino un minuto di rap con il testo di “I Have a Dream” del discorso di Martin Luther King. Abbiamo un brano alla Jaco Pastorius, uno alla Jeff Berlin, uno beat/psichedelico alla Beatles di Sgt. Pepper, uno alla Pierre Moerlen, un altro è sputato Quadrat Four di Billy Cobham e Tommy Bolin. Tanti esercizi e assolo di batteria e anche piuttosto ben fatti
Insomma il disco è ben suonato, non dice nulla di importante e forse neppure di interessante. Dalla sua è estremamente divertente, specie se ci si mette a cercare tutti i riferimenti e i samples più o meno celati. Tutto qui.
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